• 21 Novembre 2024 19:51

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Girolamo

Letture: Gb 1,6-22; Sal 16; Lc 9,46-50

Riflessione biblica

“Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. Ma Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino” (Lc 9,46-50). Discutere è cosa buona: aiuta a crescere, a comprendersi, ad accettarsi. Gesù, però, intravide una “sottile tentazione”: la vanità dell’auto-affermazione sugli altri. Gesù la smascherò, “Prendendo un bambino e mettendolo accanto a sé”: intendeva così insegnarci ad essere semplici, umili, disponibili e pronti ad accoglierci gli uni gli altri. Semplici: “la rivelazione delle tue parole, Signore, illumina, dona intelligenza ai semplici” (Sal 119,130). Umili: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti” (Sir 3,18-19). Disponibili: “Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni” (Sir 6,5). Pronti al servizio: perché Gesù “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Importante nella Chiesa di Dio non è chi sta a capo, ma chi accoglie Gesù e lo imita: “Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato” (Gv 13,15-16). La grandezza del cristiano ha due dimensioni: quella verticale dell’umiltà e quella orizzontale della carità. La dimensione verticale dell’umiltà: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, che svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,5-8). E ancora: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile” (Rom 12,16). La dimensione orizzontale della carità: “Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2). La reciprocità nell’amore è il distintivo del cristiano: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

Lettura esistenziale

 

“Nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse il più grande” (Lc 9, 46). Il Signore sta raccontando ai suoi migliori amici che tra poco sarà ucciso, è insieme al gruppo dei più fidati ed ecco che loro non lo ascoltano neppure, si disinteressano della tragedia che incombe sul loro Maestro, tutti presi soltanto dalla loro competizione e si chiedono: chi è il più grande tra noi? Penso alla delusione che avrà provato Gesù. C’è di che scoraggiarsi. Se fossimo stati al suo posto, certamente una simile indifferenza ci avrebbe feriti non poco. Invece Egli non rimprovera gli apostoli, non li ripudia, non li allontana, e tanto meno si deprime. Li mette invece sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti. Il primato, l’autorità secondo il Vangelo discende solo dal servizio. Poi “prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: ‹‹Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me” (v 48). “È il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non si perde in critiche o giudizi, ma cerca gesti e parole che sappiano educare ancora. E inventa qualcosa di inedito: un abbraccio e un bambino. Tutto il vangelo in un abbraccio, un gesto che profuma d’amore e che apre un’intera rivelazione: Dio è così. Al centro della fede un abbraccio. Tenero, caloroso.” (Paolo Curtaz) Afferma Papa Francesco a più riprese: «Gesù è il racconto della tenerezza di Dio», un Dio che mette al centro della scena non se stesso e i suoi diritti, ma i piccoli, quelli che non ce la possono fare da soli. Poi Gesù va oltre e si identifica con loro: “Chi accoglie un bambino accoglie me” (v 48). Quando accogliamo i piccoli, è Cristo stesso che accogliamo.