• 20 Settembre 2024 0:04

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Lorenzo

Letture: 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26

Riflessione biblica

“Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-26). Guardate pure il cielo, questa notte. Ma per incontrare lo sguardo di Gesù ed esprimere il desiderio di “seguirlo” con lo stesso amore, con cui egli ha dato la sua vita per noi. Impariamo dall’esempio di S. Lorenzo: guardò Gesù e scoprì la via della salvezza. Lo guardò attentamente e intensamente: vide il suo volto riflesso nei poveri, nei malati, nei perseguitati della sua comunità (Mt 25,40), scoprì in essi i “tesori della Chiesa”. Guardò Gesù crocifisso e comprese che l’amore è dono: “Sovrabbondò di gioia, divenuto vittima con Cristo” (Vespri). E, donandosi a lui, fu “dono di misericordia” per i suoi fratelli poveri: “In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3,16). Arso dal fuoco, ma ancor più dall’amore per Gesù, ne seguì l’esempio: “Tribolati, ma non schiacciati; sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,8-10). Non si intimorì dinanzi ai carnefici, ma con lo sguardo rivolto al cielo, contemplò la gloria del suo Signore: “Ti rendo grazie, Signore, tu mi accogli nella tua dimora di santità”. Insieme a S. Lorenzo, guardiamo il cielo, ricordandoci delle parole di Gesù: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato” (Gv 17,24).

 Lettura esistenziale

“Se uno serve me, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26). Nel brano dell’Apocalisse che parla della ricompensa riservata ai giusti, mi ha sempre il colpito il fatto che per primi vengano ricompensati i servi, a seguire poi i profeti e i santi: “È giunta l’ora di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi” (Ap 11, 18).  Il cristiano deve trarre esempio dalla vita di Cristo Gesù che pur essendo il Signore, si cinse il grembiule e cominciò a lavare i piedi dei discepoli. Quando ebbe finito, il Vangelo ci dice che Gesù riprese le sue vesti, ma non ci dice che dismise il grembiule. La Chiesa autentica, come diceva Don Tonino Bello, è la Chiesa “del grembiule”; la Chiesa serva. Serva di Dio e del Vangelo, ma anche serva della comunione, della gioia, serva dell’uomo. Servire, per il cristiano, equivale a regnare. Il servizio non è altro che la carità messa in pratica. Quando svolgiamo un qualsiasi ufficio, la prova del nove che lo svolgiamo con spirito di servizio è che non ci turbiamo se ci viene tolto. Talvolta diciamo di esercitare un servizio, ma in realtà vi attacchiamo il cuore e ce ne appropriamo. Una delle caratteristiche del servizio vero, è il distacco. Dovremmo chiederci sinceramente: “Se mi fosse tolto questo ufficio, come la prenderei? Lo vivo veramente come un servizio che oggi svolgo io, ma domani può essere affidato ad un’altra persona?”. Come non pensare al grande San Francesco che seppe mettersi da parte perché fosse affidato ad altri l’ufficio di Ministro Generale dell’Ordine, preferendo vivere come un semplice Frate? È anche per noi il servizio, la brillante carriera a cui aspiriamo?