Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Lorenzo
Letture: 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26
Riflessione biblica
“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore” (Gv 12,24-26). Parole forti, che ci coinvolgono: chi segue Gesù per la via del servizio e della Croce, condivide con lui la sua avventura d’amore: dare la propria vita è dono di amore a Dio e ai fratelli, dono di salvezza per quanti incontriamo nella nostra vita quotidiana. “Se uno mi vuole servire”: fu il programma di vita di S. Lorenzo, diacono della Chiesa di Dio al servizio dei poveri: ad essi donò le ricchezze che egli amministrava, mostrando così al tiranno che i poveri sono i veri tesori della Chiesa di Dio. Impavido, diede la vita per Cristo, divenendo come lui dono di amore per i fratelli più bisognosi. Imitò Gesù e obbedì al suo comando: “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14-15). In lui servì i poveri, li amò per raggiungere quella patria celeste, dove Gesù è assiso alla destra del Padre (Col 3,1) e conseguì il premio: “Padre, la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa” (Gv 17,22). Nella notte di S. Lorenzo, guardiamo pure in alto per incontrare lo sguardo di Gesù ed esprimere il desiderio di “seguirlo” con lo stesso amore, con cui egli ha dato la sua vita per noi. Come Lorenzo, guardiamo in alto per scoprire il vero volto di Cristo, riflesso nei poveri, nei malati, nei perseguitati (Mt 25,40); in essi scoprì i veri “tesori della Chiesa”. Guardò Gesù e comprese che l’amore è dono: “Sovrabbondò di gioia, divenuto vittima con Cristo” (Vespri). Arso dal fuoco, ma ancor più dall’amore per Gesù, ne seguì l’esempio e comprese che “non c’è amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). “Amò la vita vera, Gesù Cristo”: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Non si intimorì dinanzi ai carnefici, ma con lo sguardo rivolto al cielo, contemplò la gloria del suo Signore: “Ti rendo grazie, Signore, tu mi accogli nella tua dimora di santità”
Lettura esistenziale
“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Chi vuole tenere la propria vita per sé e vivere solo per se stesso, proprio costui perde la vita. Essa diventa sterile e vuota. Soltanto nel dono disinteressato e gratuito di noi stessi, la nostra vita si realizza pienamente. È questo il mistero di morte e risurrezione che vediamo compiersi in Cristo. È la logica della croce, che poi altro non è che la logica dell’amore. Forse è relativamente facile accettare questo principio come grande visione fondamentale della vita. Nella realtà concreta, però, non si tratta di riconoscere semplicemente un principio, ma di vivere la sua verità, la verità della croce e della risurrezione. E per far questo, non basta un’unica grande decisione. Non sono molti i grandi “si” che il Signore ci chiede in particolari momenti della nostra vita, ma questi “sì” devono poi essere quotidianamente rinnovati e declinati nelle situazioni di tutti i giorni in cui, sempre di nuovo, dobbiamo abbandonare il nostro io, uscire da noi stessi e donarci, quando invece vorremmo affermare il nostro io. Ad una vita retta appartiene anche il sacrificio. Non esiste una vita riuscita senza sacrificio. Se gettiamo uno sguardo retrospettivo sulla nostra vita personale, dobbiamo riconoscere che proprio i momenti in cui abbiamo detto “sì” ad una rinuncia, per amore, sono stati i momenti più grandi ed importanti della nostra vita.