• 8 Settembre 2024 2:38

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato VII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Giac 5,13-20; Sal 140; Mc 10,13-16

Riflessione biblica

“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio” (Mc 10,13-16). Gesù ci propone un bambino come modello del nostro vivere la sequela: “Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10,15). Il paragone è interessante e provocante: bisogna cambiare mentalità e vivere il cammino spirituale verso la santità con alcune caratteristiche del bambino: semplicità, docilità, piena fiducia. Camminare in semplicità: niente complicazioni inutili, ma quella serenità che ci fa aderire prontamente al Vangelo e alla salvezza proposta da Gesù: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?” (Lc 9,24-25). Allora, “pensiamo al Signore con bontà d’animo e cerchiamolo con cuore semplice” (Sap 1,1). Accogliere con docilità il messaggio di Gesù: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza” (Gc 1,21); essa ci renda capaci di ascoltare, apprendere, accettare gli insegnamenti del Vangelo, per realizzare il nostro progetto di vita in comunione con Gesù. Agire con fiducia: con quell’abbandono pieno e affettuoso che ci fa vivere in sintonia perfetta con Gesù: “Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza” (Is 12,2). E con Paolo apostolo: “So che, secondo la mia ardente attesa e la speranza, in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia” (Fil 1,19a.20).

Lettura esistenziale

“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10, 15). Dalla reazione che hanno i discepoli sembra di capire che vogliano relegare Gesù solo nelle faccende che essi reputano serie. E, a quanto pare, per loro non è una questione seria avere a che fare con i bambini che, fra l’altro, ai tempi di Gesù non contavano nulla. Quando la misericordia di Dio si manifesta nel guarire, liberare, sfamare, allora riusciamo ad accettarla, ma quando si presenta come tenerezza gratuita facciamo fatica ad accoglierla. Eppure la misericordia di Dio è, prima di tutto, un gesto di tenerezza gratuito e disinteressato nei nostri confronti. E se delle volte diventa guarigione, liberazione e perdono, questo non deve ingannarci nel farci pensare che quell’amore è sempre un amore con un motivo pratico. Noi siamo amati per noi stessi, e lo siamo in maniera gratuita e senza secondi fini, fossero anche fini buoni. Ricevere il regno di Dio come i bambini significa lasciarsi evangelizzare da questa gratuità di amore con cui siamo amati da Gesù. È mettersi nell’atteggiamento non di chi deve dimostrare qualcosa o meritarsi l’affetto che riceve, ma di chi si lascia voler bene senza opporre resistenza. Credo che sia questo il motivo per cui il vangelo finisca con un’immagine che dovrebbe costantemente accompagnarci: “E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro”. “E presili in braccio…”, lasciarsi prendere in braccio da Lui: è questo il segreto per accogliere nel migliore dei modi il regno di Dio. Da questa prospettiva tutta la nostra vita cambia, si rinnova, ci libera davvero. La vita in braccio a Lui è l’unica vita che sa di qualcosa. Forse dovremmo solo domandarci come lasciaglielo fare. Dovremmo domandarci come non opporre resistenza perché ciò si realizzi.