• 22 Novembre 2024 1:01

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della XIX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ez 2,8-3,4 ; Sal 118; Mt 18,1-5.10.12-14

Riflessione biblica

“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,1-5.10.12-14). Episodio di vita, ma anche lezione per la vita di fede. La logica di Gesù è sconcertante, ci provoca: per divenire suoi discepoli, ci propone come punto di partenza “la conversione” e come punto di arrivo l’essere “come i bambini”. La conversione è comprensibile: cambiare la mente e il cuore è necessario per essere come Gesù, miti e umili di cuore, servi dei fratelli per amore. Più difficile è avere come meta “l’essere come bambini”, eppure non ci si può convertire, mantenendo una mentalità adulta, per i quali il Regno dei cieli è cosa seria, da adulti seriosi e impegnati. Per Gesù, nulla di più falso: la gioia semplice apre il cuore all’ascolto della parola e ci rende disponibili a ricevere il Regno di Dio nella semplicità, nella docilità e in piena fiducia. Camminare con semplicità: niente complicazioni, ma quella serenità che ci fa aderire al Vangelo e alla salvezza proposta da Gesù: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?” (Lc 9,24-25). Allora, “pensiamo al Signore con bontà d’animo e cerchiamolo con cuore semplice” (Sap 1,1). Camminare con docilità: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza” (Gc 1,21); essa ci renda capaci di ascoltare, apprendere, accettare gli insegnamenti del Vangelo, per realizzare il nostro progetto di vita in comunione con Gesù. Camminare con fiducia: con quell’abbandono pieno e affettuoso che ci fa vivere in sintonia perfetta con Gesù e con le sue scelte di predilezione per i “piccoli” di questo mondo. E la nostra certezza sia questa: “Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza” (Is 12,2). Essere bambini nel regno di Dio è comprendere che siamo sempre in cammino con Gesù per “crescere in lui”, nell’umiltà e nell’amore reciproco: “Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4,15).

Lettura esistenziale

“Chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18, 4). La preoccupazione dei discepoli su chi tra loro fosse da considerarsi il più grande non ha segnato solo il primo gruppo dei credenti in Cristo, ma è una tentazione ricorrente. Gesù allora addita come esempio da imitare quello di un bambino. In che cosa consiste, secondo Gesù, farsi come un bambino? Forse significa semplicemente imparare a rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre”. Imparare ad abbandonarsi fiduciosamente a Colui che, come un Padre amoroso, si prende cura di noi. I bambini ci richiamano costantemente la condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. Un bambino, vive consegnato a delle relazioni che lo fanno sentire protetto, sicuro, coraggioso, sereno. Non cerca la forza in se stesso, ma cerca la forza in chi lo ama. Un cristiano deve convertirsi a queste caratteristiche per accogliere il Vangelo: semplicità, abbandono, fiducia. Solo così il cristianesimo porta frutto.