Commento di Fra Marcello e Suor Cristiana Scandura
San Luigi Gonzaga
Letture: 2Cor 9,6-11; Sal 111; Mt 6,1-6.16-18
Riflessione biblica
“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro” (Mt 6,1-6.16-18). Principio sapiente, che ci fa vivere con coerenza la fede che professiamo: amare Dio e il prossimo, senza l’ipocrisia dell’apparire giusti senza esserlo. Gesù ci invita ad essere autentici nel modo di essere e di comportarci, ad evitare ogni vanità, nemica della santità: “Se tu cercherai Dio e implorerai l’Onnipotente, se puro e integro tu sarai, allora egli veglierà su di te e renderà prospera la dimora della tua giustizia” (Giob 21,21). Autentici nella giustizia, che porta a compimento “il disegno divino fondato sull’elezione, non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama” (Rom 9,11), perché la nostra giustizia “non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia” (Rom 9,16). Gesù è la misura della nostra giustizia: egli ci dona la forza di portarla al pieno compimento: non perché la si osserva scrupolosamente, ma perché ci lasciamo guidare dal suo amore. Autentici nell’aiuto al prossimo: nella semplicità del gesto, nella comprensione dei bisogni del fratello, nel rispetto della sua dignità di persona umana. Ricordiamoci che “l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo” (Tob 4,11), “salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita” (Tob 12,9). Autentici nella preghiera: zelanti con discrezione, sinceri nella comunione con Dio e con i fratelli, pieni di amore nella testimonianza di fede. La preghiera non è ostentazione o spettacolo, ma intimità con Dio e comunione con i fratelli che si rivolgono al Padre “in Cristo, con Cristo e per Cristo”; è necessità dell’anima: chi prega non ha bisogno di mostrarsi agli altri, ma di essere in comunione con Dio e cercare “la piena conoscenza della volontà di Dio, con ogni sapienza e intelligenza spirituale” (Col ,19). Autentici nella mortificazione: non è questione di dieta, che purifica il corpo; ma di essere in comunione con Dio, per essere purificati dalle intemperanze, avere il domino su noi stessi, ma soprattutto per condividere i nostri beni con chi ha bisogno: “Non è questo il digiuno che voglio: dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo?” (Is 58,6-7). Non c’è spazio per l’ipocrisia, c’è spazio solo per l’amore che investe la vita: “Sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10,31).
Lettura esistenziale
“Quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che vede nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 17-18. Il Vangelo odierno insiste sull’esigenza di praticare l’elemosina, la preghiera e il digiuno, non per averne gloria dagli uomini, ma unicamente per Dio che “vede nel segreto” (cfr Mt 6, 1-6.16-18). La vera ricompensa non è l’ammirazione degli altri, ma l’amicizia con Dio e la grazia che ne deriva, una grazia che dona pace e forza di compiere il bene, di amare anche chi non lo merita, di perdonare chi ci ha offeso. Il segno penitenziale delle Ceneri, che vengono imposte sul capo di quanti iniziano con buona volontà il cammino quaresimale è essenzialmente un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli. Una creatura libera e, per questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza. Per seguire Cristo è necessario attraversare il deserto, la prova della fede. Non da soli, però, ma con Gesù! Lui, come sempre, ci ha preceduto e ha già vinto il combattimento contro lo spirito del male. Ecco il senso della Quaresima, tempo liturgico che ogni anno ci invita a rinnovare la scelta di seguire Cristo sulla via dell’umiltà per partecipare alla sua vittoria sul peccato e sulla morte. Questa scelta si declina nelle piccole scelte quotidiane che siamo chiamati a compiere, di fronte ad esse dovremmo chiederci: “Cosa avrebbe fatto Gesù al posto mio?”.