Commento di Fra Giuseppe di Fatta
XXVI Domenica del Tempo Ordinario.
Letture: Num 11,25-29; Sal 18; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48
Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!
Ascoltiamo una parte del Vangelo secondo Marco, in questa 26° domenica del tempo ordinario.
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. L’evangelista e apostolo Giovanni si rivolge a Gesù presentandogli il caso di un uomo che operava prodigi nel suo nome, senza appartenere al gruppo dei dodici. Per questo motivo avrebbero voluto bloccarlo. La risposta di Gesù è disarmante, provocatoria ed esprime un’apertura e una lungimiranza incredibili: Chi non è contro di noi è per noi! Credo che la tentazione di ogni gruppo è quello di considerarsi l’unico depositario del valore che comunica, guardando con sospetto chi fa le stesse cose senza appartenere al gruppo, o comunque presumendo di farle meglio. Pensate quando dei cittadini volontari si mettono a pulire le strade o le spiagge al posto di chi dovrebbe farlo, esprimendo un altissimo senso civico, e mettendo in crisi le istituzioni inadempienti, più di qualunque sciopero… Lo stesso vale in ambito ecclesiale se per esempio alcuni cristiani si riuniscono in casa per ascoltare il Vangelo, senza che sia informato il parroco; oppure se un gruppo di persone, credenti o meno, organizza eventi di beneficenza, senza collaborare con la Caritas. E se per esempio tu avessi un padre o un parente che è un personaggio illustre, e qualcuno organizzasse un convegno su di lui senza informare la famiglia, come ti sentiresti? Oggi il Vangelo ci insegna a essere inclusivi, non esclusivi. Ci invita a riconoscere che il bene può essere ovunque, non accetta barriere e non si fa facilmente incasellare. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito. (Gv 3,8) Gesù ci insegna a non sentirci detentori e padroni della verità, riconoscendo che per altre vie possa essere conosciuta e praticata da altre persone, che non vivono sotto lo stesso campanile e sono fuori dal nostro recinto. Io sono la porta delle pecore: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. (Gv 10,9) I discepoli volevano impedire a quell’uomo di fare del bene perché non seguiva loro. Si erano dimenticati che per essere discepoli di Gesù bisogna seguire Lui, non loro. L’unità si costruisce non quando tutti vengono da noi, ma quando noi andiamo da tutti, a cominciare dagli ultimi, per portarli a Cristo. Utilizzando i nostri mattoni non per innalzare barriere e steccati, ma per costruire ponti di amicizia, collaborazione e condivisione. Si può appartenere alla Chiesa di Cristo senza una visibilità ufficiale. Mentre non è detto che chi è membro visibile, ne faccia realmente parte. La Chiesa di Gesù, anche quando è formata da pochi fratelli, ha sempre un respiro universale. Un gruppo religioso, invece, quando è preoccupato del suo benessere e della sua crescita numerica, diventa una setta. La prima segue il metodo del suo Maestro che invita alla sequela e lascia liberi. La seconda fa proselitismo e in genere crea dipendenza.
Non glielo impedite, afferma Gesù. Diciamolo francamente: per contestare l’operato di chi non è dei nostri, spesso avanziamo motivi giuridici, di non precisione delle cose che fanno, di poco rispetto delle istituzioni. Vi faccio notare che poco prima, nei versetti 9,18 e 28 del Vangelo, si dice che i discepoli non sono riusciti a scacciare un demonio muto. Quindi probabilmente le vere motivazioni per impedire chi ci riesce sono l’invidia, la gelosia, la superbia e il desiderio di avere tutto sotto controllo, che è un modo di esercitare il potere.
Chi non è contro di noi è per noi! Non è solo un principio di tolleranza, ma l’anima dell’autentica fraternità universale. L’altro non è un antagonista, un nemico da combattere, un atleta contro cui gareggiare. Chi lavora autenticamente a servizio della liberazione e della promozione dell’uomo, a prescindere a quale gruppo appartiene, possiamo considerarlo amico, alleato, fratello.
Non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me. Nessuno dunque sarà contro di noi se non parla male di Gesù. Sull’insegnamento che il Maestro ci dà con questa Parola, abbiamo tutti da riflettere. Il Signore vi benedica e vi conceda una santa e serena domenica.