Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Feria propria del 4 gennaio
Letture: 1Gv 3,7-10; Sal 97; Gv 1,35-42
Riflessione biblica
“Giovanni, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l’agnello di Dio! Colui che toglie il peccato del mondo!”. Giovanni guardò con fede: scorse “l’Agnello che toglie il peccato del mondo”. E la sua fede fu testimonianza all’inviato di Dio per due suoi giovani discepoli che attendevano la venuta del Messia: “Due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. Ebbe inizio per loro due un’avventura di amore e di missione. “Che cosa cercate?”, disse Gesù. Nella vita spirituale è importante dare una risposta sapiente a tale domanda, una risposta che scaturisce dal cuore: cerchiamo te, Gesù. Di più: come i due discepoli gli chiederemo: “Dove abiti, Signore?” o come Francesco di Assisi: “Che vuoi che io faccia, Signore?”. Sentiremo l’invito di Gesù: “Venite e vedrete”. Egli non ci deluderà, ma farà ardere il nostro cuore dal desiderio di conoscerlo sempre più e sempre meglio. Bisogna rimanere con Gesù, per conoscerlo meglio e seguirne le orme: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me” (Gv 15,4). Bisogna rimanere nella sua parola di verità e di vita: “Non arde forse in noi il nostro cuore mentre egli conversa con noi lungo la via, quando ci spiega le Scritture?” (Lc 24,32). D’altra parte, “dove andremo, Signore? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). Incontrarlo crocifisso: da quel trono di sofferenza e di gloria ci attrarrà con la forza del suo amore: “Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Guardarlo nel fratello crocifisso, perché “tutto ciò che abbiamo fatto a uno solo di questi nostri fratelli più piccoli, l’abbiamo fatto a Gesù” (Mt 25,40). Incontriamo Gesù nel quotidiano, perché egli stabilisca nel nostro cuore la sua dimora: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). E, allora, essere cristiani non è conoscere una dottrina perfetta o praticare uno stile di vita equilibrato, ma è incontrare Gesù, stare con Gesù, vivere in Gesù, e imparare da lui ad amarlo e ad amarci tra noi: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).
Lettura esistenziale
“Che cosa cercate?” (Gv 1, 38). Giovanni ci racconta la chiamata dei primi quattro discepoli e in che modo essi giungono, a poco a poco e in modo sempre più profondo a conoscere Gesù. È un crescendo di titoli con cui i discepoli designano il Nazareno: Agnello di Dio, Rabbì, Messia, Figlio di Dio, Re d’Israele. Poiché i discepoli sono simbolo di noi cristiani, nel loro cammino di sequela di Cristo diventa manifesto il cammino che anche noi dobbiamo percorrere.
Le parole centrali in questo testo sono: “cercare” e “trovare”, “venire” e “vedere”. Il cammino per diventare discepoli è fatto di queste quattro parole.
Si tratta di cercare Gesù seguendo l’anelito del nostro cuore. Se cerchiamo troveremo. Ma poi, arrivati da Gesù, dobbiamo vedere, cioè conoscere chi è in realtà e non basterà una vita per conoscerLo, per approfondire la conoscenza della Sua Persona.
La domanda fondamentale riguarda quello che vogliamo, o meglio, ciò di cui andiamo in cerca: “Che cosa cerchi?” Questa è la prima frase rivolta da Gesù ad ogni singola persona che desidera seguirLo: “Tu, chi stai cercando? Qual è il tuo più profondo desiderio?”. Quando entro in relazione con Gesù devo fare chiarezza su questo.
I discepoli di ritorno domandano: “Dove abiti?”. Dimorare presso Gesù, restare con Lui: in tutto questo consiste la sequela. Gesù invita i discepoli: “Venite e vedrete”. Ascoltare coloro che parlano di Gesù non è sufficiente: essere discepoli significa fare la propria esperienza di Cristo. Occorre guardare in prima persona, occorre seguire in prima persona, il che non può essere demandato a nessun altro.