Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della IV settimana del Tempo Ordinario
Letture: Eb 11,32-40; Sal 30; Mc 5,1-20
Riflessione biblica
“Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro” (Mc 5,1-20). Il racconto di Marco è pittoresco, quasi comico: una mandria di porci, posseduta dai demoni, che corre verso il lago per affogare, è una scena grottesca (viene quasi da ridere!). Ma subito il pensiero corre a quel povero uomo preda del demonio, autolesionista fino a farsi del male, emarginato dalla sua gente per non fare del male agli altri. Egli è l’immagine simbolo dell’uomo soggetto al peccato e lontano dalla salvezza: “Tutti hanno smarrito la via, insieme si sono corrotti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno. La loro gola è un sepolcro spalancato, tramavano inganni con la loro lingua, veleno di serpenti è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. I loro piedi corrono a versare sangue; rovina e sciagura è sul loro cammino e la via della pace non l’hanno conosciuta” (Rom 3,12-17). Potente è la forza del male: è legione indomabile e devastatrice dello spirito maligno. Ma al centro non ci sta il male, ma “Gesù, il Figlio dell’Altissimo”, venuto per salvare l’uomo e ridonargli la dignità di figlio di Dio. È messa in risalto la sua azione di grazia, risanatrice e liberatrice contro lo strapotere di Satana. La potenza del male è grande, ma Gesù ci libera e ci dona forza per respingere il male nelle sue diverse forme: “Voi non siete più sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Così, se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete” (Rom 8,9). “E, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà” (2Cor 3,17) e domina l’amore verso se stessi senza autolesionismo, verso gli altri, intessendo rapporti vicendevoli di condivisione, verso Dio, “lasciandoci trasformare da Gesù, rinnovando il nostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12,2).
Lettura esistenziale
«Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!» (Mc 5, 7). Il brano evangelico odierno racconta la liberazione che opera Gesù opera nei confronti di un uomo, posseduto da una legione di demoni, che viveva presso i sepolcri nel territorio di Gerasa, gridando continuamente e percuotendosi con pietre. La presenza di Gesù, dunque, rappresenta un tormento per quegli spiriti, che a ragione sono profondamente turbati per l’imminente giudizio di Dio. Gesù, infatti, chiede allo spirito immondo di uscire da quell’uomo. Gesù non tollera che la dignità umana di quell’uomo sia lesa dal demonio. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato ed essere crocifisso, essendo la sofferenza parte integrante della sua missione. Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo, a ben vedere, ha dato senso anche alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. Alla Vergine Maria che ha condiviso l’ora dolorosa della passione e della crocifissione del suo Figlio, sorretta dalla speranza della risurrezione, affidiamo tutte le persone che soffrono, nel corpo e nello spirito.
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