• 22 Novembre 2024 1:24

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Catania. Siate rompiscatole: la storia di don Pino Puglisi raccontata agli studenti

La storia di un prete, don Pino Puglisi, narrata agli studenti dal giornalista Paolo Borrometi è diventata un libro dal titolo inconsueto e provocatorio: Siate rompiscatole.

L’Autore lo ha presentato nella chiesa dedicata a S. Orsola a Catania. L’iniziativa è stata introdotta e coordinata da Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio. “Il Parroco di Brancaccio” – ha detto tra l’altro – non è stato un prete antimafia ma un presbitero inserito in un ben preciso contesto storico”. Sono intervenuti l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, e la prefetta di Catania, Maria Carmela Librizzi.

Il Pastore della diocesi ha espresso apprezzamento per il testo in quanto – tra l’altro –  pur diretto ai giovani, si rivolge con efficacia al mondo degli adulti.

I fatti narrati non derivano da una rigorosa cronologia, ma dall’attenta analisi di un certo numero di parole e/o locuzioni come antimafia, omertà, collaboratore di giustizialibera informazione. Si educa anche riscoprendo l’autentico significato di esse.

Il Presule ha ricordato anche che, fin dall’inizio dell’anno, in cattedrale è presente un artistico quadro che raffigura il Beato e, per un breve periodo è stata esposta alla venerazione dei fedeli anche una  reliquia dell’ Uomo di Dio. I beati e i santi, di ieri e di oggi, appartengono tutti, compresa la loro testimonianza di vita, alla storia della Chiesa.

La dott. Librizzi ha ritenuto molto coinvolgente la fatica letteraria di Paolo Borrometi, e lodevoli i numerosi incontri da lui  svolti nel mondo scolastico in quanto orientati alla sensibilizzazione degli studenti.

Presa la parola, l’Autore ha espresso anzitutto un concetto ben preciso: “I giovani oggi più che mai hanno fame di giustizia, desiderio di confrontarsi con  adulti credibili e cercano  modelli a cui ispirarsi nelle loro scelte”.

Don Pino invitava a rompere le scatole, cioè,  a non restare indifferenti di fronte a tutto ciò che affossa la dignità umana, respingendo sempre con decisione la mentalità mafiosa. Oltre all’attività pastorale riteneva indispensabile promuovere  la formazione di una cultura autentica che donasse  autonomia critica  e  relazioni vere con tutti. Molti ricordano il suo sorriso dal quale trasparivano benevolenza e amore operoso.

Il Beato certamente ebbe paura, ma da prete lottò con il solo vangelo contro lo strapotere della mafia, testimoniando fino al sangue il coraggio della sua speranza.

(fonte prospettive.eu – Carlo Pappalardo)