Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, osserva che la partecipazione alla gloria di Dio si realizza, tra l’altro, nel camminare dietro a Cristo povero (cf. LG 41). “Dio benedice coloro che soccorrono i poveri e disapprova coloro che se ne disinteressano. (…) Gesù Cristo riconoscerà i suoi eletti proprio da quanto avranno fatto per i poveri” (CCC 2443). Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea anche questo fatto: “«L’amore della Chiesa per i poveri… appartiene alla sua costante tradizione». (…) È anche una delle motivazioni del dovere di lavorare per far parte dei beni «a chi si trova in necessità» (Ef 4, 28)” (CCC 2444).
La vita dopo la conversione di San Francesco, o almeno un elemento di essa, riguardava il mostrare misericordia. Si può quindi affermare che la povertà da lui tanto apprezzata è stata al servizio dell’amore, perché questo amore lo aiutava a comprendere le persone escluse e piene di sofferenza “che comprende sia l’anima (lebbra dell’anima) che il corpo”. Francesco ha voluto molto che i frati fossero uomini con un cuore aperto a tutti, anche e soprattutto a chi non è accettato dagli altri. Questo è ciò che ha detto al riguardo nella Regola non bollata: “E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada” (1 Rnb IX 2; FF 30).
L’eco di questo approccio ai poveri è ben visibile nell’insegnamento contemporaneo dei Papi. San Giovanni Paolo II, nella Sollicitudo rei socialis, parla esplicitamente di “amore preferenziale” per i poveri. Questo amore e “le decisioni che esso ci ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore” (SRS 42). Lo stesso Papa sottolinea anche che “la Chiesa nel mondo intero (…) vuol essere la Chiesa dei poveri” (Redemptoris Missio 60) e che “i primi destinatari della missione sono i poveri, e la loro evangelizzazione è per eccellenza segno e prova della missione di Gesù” (RM 60).
Inoltre, Papa Francesco dice che i poveri, poiché non hanno nulla da ricambiare, devono essere i destinatari privilegiati della missione della Chiesa (cf. Evangelii Gaudium 48). Essi hanno anche il diritto di sentirsi, in questa Chiesa, “come a casa loro” (EG 199) e di essere circondati da una speciale attenzione spirituale (cf. EG 200), poiché l’opzione di dichiararsi a favore dei poveri è multiforme, in quanto richiede di porre rimedio a problemi non solo materiali, ma anche culturali e soprattutto religiosi (cf. CCC 2444).
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