di Francesco Polizzotti – Aveva 27 anni, era italiano, doveva scontare alcune condanne definitive con fine pena nel 2032. Ieri sera si è impiccato nel carcere di Prato, a nulla sono valsi i soccorsi e il trasferimento in ospedale. È il 60esimo detenuto suicidatosi nel corso del 2024 nelle carceri italiane.
Il sovraffollamento carcerario in Italia rappresenta un problema serio e persistente. Le cause sono molteplici e complesse, intrecciando fattori legislativi, sociali ed economici. È fondamentale un approccio multidisciplinare e a lungo termine per affrontare il problema del sovraffollamento carcerario. Occorre un impegno congiunto da parte delle istituzioni, della società civile e degli operatori del settore per garantire il rispetto dei diritti umani e l’efficacia del sistema penale. Ma in attesa che questa sensibilità prenda piede, soprattutto nelle decisioni del governo, le carceri italiane non possono attendere l’ennesima protesta e l’ennesima tragedia.
L’annuncio della morte del ragazzo nel carcere di Prato lo ha dato Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Quel ragazzo mette in gioco tutto quello che ha. Quel poco che ha. Cosa puoi fare con cinque pani e due pesci? Forse niente… ma lo fa. Se tutti imitassimo il ragazzo del vangelo il cambiamento sarebbe assicurato…
Buona domenica! un numero a “cui vanno aggiunti i sei appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita”. “Una carneficina mai vista in precedenza”, sottolinea De Fazio. Per il sindacalista, la situazione è critica e dalla politica non arrivano risposte adeguate: “Mentre per il Sottosegretario al Ministero della Giustizia, con delega ai detenuti, Andrea Ostellari, le carceri sono regolamentari e non c’è sovraffollamento, il Guardasigilli, Carlo Nordio, parla di problema del sovraffollamento da affrontare con raziocinio. Esattamente quel raziocinio che non si rinviene nelle loro affermazioni contrastanti e nelle farneticazioni del Sottosegretario, spintosi, evidentemente, fino a smentire il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che solo qualche giorno fa aveva definito la situazione penitenziaria indecorosa per un paese civile”.
“Sono 14.500 i detenuti in più rispetto ai posti disponibili e, nel solo 2023, sono stati ben 4.731 i reclusi nei confronti dei quali la magistratura di sorveglianza ha dovuto riconoscere rimedi risarcitori per trattamento inumano e degradante. Risarcimenti, peraltro, la cui procedura viene attivata solo da chi è nelle condizioni di pagarsi un avvocato. Ciò a fronte di oltre 18mila unità mancanti al fabbisogno organico della Polizia penitenziaria, carenze di ogni genere e disorganizzazione imperante. Prova ne siano le tensioni, le proteste fino ai disordini collettivi che stanno interessando quotidianamente una vastità di carceri, dal nord al sud, isole comprese. Proprio a Prato una delle ultime proteste collettive, solo 36 ore fa”, spiega ancora il dirigente sindacale. “Siamo stanchi delle stomachevoli chiacchiere del Governo, servono immediati provvedimenti o l’estate sarà tragica con il rischio di avere in autunno macerie al costo di vite umane rispetto alle quali non possono non esserci responsabilità e, di certo, non possono rinvenirsi in capo a coloro che con diuturno sacrificio, sottoposti a turnazioni massacranti, fanno ciò che possono nelle trincee carcerarie per conto di uno Stato che non è in grado, o forse non vuole, rispettare le regole che si è dato. Servono provvedimenti efficaci e ad effetto immediato che non si rinvengono minimamente né nel decreto-legge n. 92, meglio noto come ‘carcere sicuro’, né tantomeno nella legge di conversione per come sta emergendo dalla Commissione Giustizia del Senato. La Presidente del Consiglio batta un colpo, non foss’altro, per mettere ordine nelle libere e creative interpretazione degli inquilini di Via Arenula” ha aggiunto De Fazio.
In aula rinvio su rinvio. A Montecitorio la maggioranza rinvia ancora una volta la pdl sulla liberazione anticipata speciale. Le sensibilità al riguardo fra i partiti che sostengono il governo Meloni, soprattutto sul modo di gestire la detenzione, sono quanto mai distanti fra loro ma davanti al voto in aula anche le forze che si dichiarano più aperte al confronto votano compatte le scelte del governo. Non occorre ricordare come la Lega e il MSI durante Tangentopoli si erano mostrate giustizialiste con tanto di cappio sventolato in aula. Oggi sempre la Lega e Fratelli d’Italia continua a ritenere il tema delle carceri un non problema, nonostante appelli trasversali, dichiarazioni di intenti in cui ci si faceva carico delle richieste, progetto di legge avviati e puntualmente arenatisi in aula. Unico provvedimento che va nella direzione auspicata dalle associazioni per i diritti dei detenuti è stato quello su proposta di Forza Italia, con l’approvazione di un odg che consente ai detenuti tossicodipendenti, con condanne fino a sei anni, di scontare la loro pena agli arresti domiciliari, presso una comunità terapeutica. Rinviato ad altra seduta, invece, l’esame della proposta di legge presentata alla Camera a firma Rita Bernardini-Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata e che prevede, tra l’altro, un aumento da 45 a 60 giorni dello sconto di pena ogni sei mesi per buona condotta. Motivo del rinvio, le ragioni economiche avanzate da esponenti del governo, dato che al Senato è in discussione il dl “Carcere sicuro” in cui saranno stanziate, a parer della maggioranza, nuove risorse.
Intanto, il Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza, esprime forte preoccupazione per il decreto legge cosiddetto “svuotacarceri” sia per l’approccio alla base del provvedimento sia per alcuni punti specifici contenuti nel testo. Da sottolineare che le comunità terapeutiche residenziali della rete Cnca ospitavano, nell’ultima rilevazione effettuata, quasi 400 persone in misura alternativa alla detenzione. Il Dl “svuotacarceri” – si legge nella nota Cnca – cita strutture di accoglienza non ben definite, non affronta il nodo delle lungaggini burocratiche legate al funzionamento degli organi della giustizia e non prevede nuove assunzioni per le figure educative negli istituti di pena.
In queste ore proprio per il problema del sovraffollamento si stanno verificando disordini nel carcere di Velletri. Sono più di 600 le persone detenuto a fronte di 400 posti disponibili. I disordini sono iniziati nella giornata di oggi. Sul posto gli agenti di polizia penitenziaria, vigili del fuoco, polizia e carabinieri. Le trattative sono in corso.