La chiameremo la “via Acutis”, quando saranno completate tutte e 60 le stazioni del cammino del Beato Carlo nelle città delle sessanta formazioni della Lega Pro. La Serie C o meglio, la «Lega dei pullmini » e dei «campanili sani», come vuole il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli che, con fede, ancor prima che con spirito sportivo, continua il suo pellegrinaggio. Un cammino – in cui calcio e spirito cristiano giocano in tandem – partito da Assisi con la benedizione del vescovo Domenico Sorrentino. E da qui, nella città di san Francesco – dove riposa il Beato Acutis (morto a 15 anni, il 12 marzo 2006 e beatificato il 10 ottobre 2020) il cammino della Lega Pro «per far conoscere Carlo» ha poi fatto tappa a Palermo, Modena e nei giorni scorsi a Reggio Emilia. Nella città del Tricolore, Avvenire ha trascorso una giornata all’oratorio San Giovanni Bosco, dove sta nascendo il nuovo modernissimo centro sportivo dell’Ac Reggiana del presidente Carmelo Salerno.
«L’obiettivo è portare ovunque il messaggio forte e quanto mai attuale di un ragazzo straordinario quale è stato Carlo Acutis, patrono della Rete per il suo impegno divulgativo attraverso i social, e poi amante delle reti del calcio e dei campi sportivi che frequentava per stare con gli altri e dedicarsi ai suoi coetanei più fragili e bisognosi», ha ricordato agli Under 12 granata, i loro mister e ai genitori, il presidente Ghirelli. La leucemia fulminante che in dieci giorni pose fine al passaggio terreno di Carlo Acutis non ha interrotto il disegno di evangelizzazione di quel ragazzo, più grande fisicamente della sua età («182 centimetri di piccolo uomo») ma soprattutto dotato di una maturità straordinaria, in quanto pervasa dalla luce divina. Ed è quel riflettore costantemente acceso che secondo il presidente Ghirelli «può illuminare i ragazzi di oggi, specialmente quelli che mettono nel calcio e nell’attività sportiva lo stesso impegno con cui Carlo Acutis si interessava dei miracoli dei Santi».
I giovani della Reggiana per il tempo di una partita di calcio, i 90 minuti di incontro senza recupero, hanno ascoltato con viva partecipazione la testimonianza di Antonia Salzano, la mamma di Carlo Acutis che ha parlato di «un figlio che aveva messo Dio davanti a sé. “Non io, ma Dio” è stato e resta il suo monito, e lo ha ripetuto fino all’ultimo, quando sofferente sul letto d’ospedale disse all’infermiera di non disturbarmi, di lasciarmi riposare perché erano notti che lo assistevo senza mai dormire… La sua forza era l’allenamento costante alla fede e alla comunione che faceva tutti i giorni, e infatti convinto mi diceva: “L’eucaristia è la mia autostrada verso il cielo”». Ma Carlo non era un’entità ultraterrena, bensì un ragazzo calato perfettamente nel suo tempo, attento e curioso di tutto, sport compreso. «In qualsiasi cosa che faceva si era imposto la regola del “CIC” – continua mamma Antonia – ovvero: Concentrazione, Impegno, Costanza. Quando giocava a calcio nella piazzetta davanti alla chiesa a Milano ci metteva tutti e tre quegli ingredienti, anche se poi veniva da me ridendo, perché Carlo non perdeva mai il sorriso, e mi confessava: “Sai mamma, a pallone sono proprio una schiappa!”».
Sorridono i ragazzini della Reggiana che, come tutti gli altri coetanei dei settori giovanili della Lega Pro che hanno conosciuto la storia di Carlo Acutis, cominciano a sentirlo sempre più vicino. «Fatevi amico Carlo!», è lo slogan coniato da padre Carlos Acácio Gonçalves Ferreira, il rettore del Santuario della Spogliazione di Assisi. Nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, dove dal 6 aprile 2019 sono conservati i resti del Beato Acutis, ogni giorno arrivano tanti vecchi e nuovi amici di Carlo, e ad accoglierli c’è questo padre brasiliano, di Salinopolis (Stato del Parà) che possiede la verve e il fisico del calciatore da fútbol bailado. «Certo, ho giocato a calcio per la strada o nei campetti sterrati del mio Paese, come tut- ti i bambini brasiliani. E mi piace tuttora il fútbol. Tifoso? Diciamo simpatizzante del Vasco de Gama e qui in Italia della Roma, anche per il fatto che vi è passato un grande della Seleçao come Paulo Roberto Falcao».
Il calcio come «evangelizzazione» e «autostrada» per raggiungere Carlo, sono concetti cari a padre Ferreira che assieme al presidente Ghirelli e ai giovani della Reggiana hanno lanciato la proposta: la “Coppa Acutis” da organizzare il prossimo ottobre ad Assisi. «Sarebbe bellissimo, mettere insieme tanti ragazzi provenienti da tutta Italia e magari riuscire ad invitare quei piccoli calciatori di Ucraina e Russia che in questo momento stanno soffrendo per la guerra – dice padre Ferreira – . La “Coppa Acutis” potrebbe diventare il torneo dell’Amicizia, un caposaldo della missione di Carlo e un tema molto attuale, perché i nostri ragazzi, anche per colpa della pandemia, hanno sempre meno fiducia negli altri, si rifugiano nelle loro stanze, si isolano e non hanno più contatti, spesso anche tra di loro. E allora, a questi giovani dico: fatevi amico Carlo, cercatelo, parlate con lui che è stato una bandiera dell’amicizia sincera».
Si emoziona padre Ferreira quando ricorda il percorso che lo ha portato fino al Beato Acutis. «Quando sono arrivato ad Assisi, nel 2010, qui c’era già un oratorio dedicato a Carlo e con stupore vedevo arrivare pullman carichi di giovani che venivano a pregare sulla sua tomba, che allora era al cimitero fuori dalle mura. Confesso che all’inizio ero un po’ scettico. Come aveva potuto fare qualcosa di così straordinario un ragazzo che era vissuto per appena 15 anni? Poi ho capito… Ho cominciato a sentire la sua voce e soprattutto la presenza del suo grande cuore. Il cuore di un ragazzo che la sua brevissima esistenza l’ha spesa esclusivamente per gli altri, per gli ultimi, proprio come aveva fatto a suo tempo san Francesco. L’amore di Carlo per Gesù è così forte che mi ha fatto rimettere in discussione anche come sacerdote e oggi posso serenamente dire: Carlo è il mio “piccolo Maestro”». Un giovane Maestro che amava l’infinitamente piccolo. Per lui i piccoli stadi erano le piccole chiese, come questa di Santa Maria Maggiore dove partecipava alla Santa Messa celebrata da un vecchio parroco al cospetto di poche anziane del centro storico di Assisi.
«Questa cosa mi è stata raccontata dai parrocchiani, e mi ha stupito tanto – continua padre Ferreira – . E lo stupore è ricorrente quando parliamo di ciò che ha fatto e continua a fare Carlo. Negli incontri con i giovani calciatori della Lega Pro ho notato che l’effetto che fa la sua storia è quello di generare in loro degli interrogativi profondi. Rimangono colpiti dal suo non dare così tanto peso alle cose materiali, il non dipendere dal cellulare e l’utilizzo saggio del computer (parlava già di cyberbullismo come minaccia da sventare), l’essere attivo per sfuggire alla noia. Sono dei messaggi che piano piano stanno arrivando ai ragazzi. Così come arriva quel suo sprizzare gioia da tutti i pori, che è un invito alle nuove generazioni a non rinunciare mai a sorridere davanti al dono della vita e a cercare la via della felicità che passa dalla fede in Dio».
Questo e molto altro stanno rendendo il Beato Acutis sempre più popo-lare: «In ogni parte del mondo stanno nascendo degli oratori che recano il suo nome. Negli Stati Uniti i vescovi lo hanno scelto come primo patrono del corso triennale sull’Eucarestia. Un mio confratello indiano mi ha appena informato che a Mumbai stanno per erigere una statua dedicata a Carlo: sarà alta sei metri, esagerati…», sorride padre Ferreira. Piccoli miracoli quotidiani, che vanno a sommarsi ai tanti già avvenuti e segnalati. «Uno per tutti? Quello del ragazzo di Napoli che era in coma e per i medici non c’era più speranza di sopravvivenza. È invece, si è risvegliato vedendo Carlo davanti al suo letto… Ora viene spesso ad Assisi a ringraziare il Beato Acutis – racconta padre Ferreira – . Così come fa Luigi che, tutti i santi giorni, da Spoleto viene qui per pregare per un nipote malato. Da fedele di Carlo, Luigi è diventato un collaboratore del Santuario della Spogliazione, ha deciso di cambiare vita e di trasferirsi ad Assisi». Anche la Lega Pro, oltre a fissare la prossima tappa del cammino, a Siena, ha già preso la sua decisione: «A prescindere dall’iter di canonizzazione, Carlo Acutis è già il nostro patrono».
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