• 8 Settembre 2024 3:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Brevità di parole: “una bocca menzognera uccide l’anima”

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della X settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Re 19,19-21; Sal 15; Mt 5,33-37

Riflessione biblica

“Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,33-37). Parole sante, ma preferiamo il chiacchiericcio, la critica, la mormorazione, che “vengono dal Maligno”. Sta scritto “Guardatevi da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima” (Sap 1,11). E S. Paolo: “Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2,14-16). Il “parlare sì, sì, no, no” è rimanere saldi nel comando di Gesù, la parola di vita e che dà vita: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Pertanto, il “parlare sì, sì, no, no” implica trasparenza, autenticità, coerenza. Trasparenza: accordo perfetto tra ciò che sentiamo nel cuore e ciò che esterniamo nel parlare e nell’agire, “la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34). C’è bisogno di continua purificazione del cuore: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 51,12). Autenticità: essere se stessi richiede genuinità nel comportamento, schiettezza nel parlare, spontaneità nell’esprimersi, virtù piccole che richiedono molto amore, molta verità, tanta misericordia: “Chi esorta si dedichi all’esortazione; chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia” (Rom 12,8). Coerenza con ciò che professiamo: corrispondenza tra le parole e i progetti di amore che vogliamo costruire, prontezza nel perdono senza rendere male per male, sollecitudine nel servire i fratelli nei loro bisogni: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore” (Rom 12,10-11).

Lettura esistenziale

“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,37). È il di più che crea problemi, giudica, sparla, mette in cattiva luce, mistifica, stravolge.  La fede ci invita a chiamare per nome le cose. A saper dire Si e No davanti alla verità o alla menzogna. Ci invita a misurare il potere tremendamente distruttivo che delle volte possono avere le nostre parole, specie poi quando queste parole vengono da chi dice di appartenere a Lui, di essere Suo, di credere nel Suo Vangelo. Un cristiano dovrebbe parlare poco, e quando parla dovrebbe farlo sempre per dire il bene, per benedire appunto. E se è costretto a dire il male lo deve fare facendo sempre molta attenzione a non farlo alla maniera del diavolo che confonde peccato e peccatore. C’è una misericordia anche della lingua e la maggior parte del modo di esprimere la sua misericordia è racchiusa in una parola poco frequentata, la parola silenzio. Il silenzio è come una grande sinfonia dove le pause, i respiri, rendono le note più chiare, più belle, più orecchiabili. Chi parla poco e bene rende più significativo ciò che dice.