• 19 Settembre 2024 2:55

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della XVII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ger 14,17-22; Sal 78; Mt 13,36-43

Riflessione biblica

“Come si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo” (Mt 13,36-43). È la spiegazione di Gesù: un invito a prendere sul serio la “mietitura”, cioè la “fine del mondo”. Spesso viviamo in un’ottica che non è quella di Gesù: viviamo come se questo mondo non dovesse finire mai. Parliamo di escatologia, della fine del mondo, ma come se fosse qualcosa che riguarda gli altri. È vero, c’è anche chi, pensando alla fine del mondo, si riempie di paure e ancor peggio di scrupoli, che invece di farlo progredire nella fede, lo paralizza e lo riempie di mille pratiche inutili: non cresce né nella speranza né tanto meno nell’amore. Nella fede e nella speranza, dobbiamo meditare sulla “mietitura”, sulla fine del mondo. La tradizione cristiana ce l’ha presentata in continuità con l’insegnamento di Gesù per mezzo dei “novissimi”: morte, giudizio, inferno e paradiso. La morte: per lo più si ha paura della morte, ma “sorella morte” è l’ingresso alla vita eterna, la realizzazione del nostro “cercare le cose di lassù, dove Gesù è assiso alla destra del Padre” (Col 3,1). Il giudizio: “Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?” (Rom 8,34); solo noi possiamo escluderci dalla salvezza, indurendo il nostro cuore e non confidando nella misericordia di Dio. L’inferno: sforziamoci di entrare nel Regno di Dio per la porta stretta e non scivoleremo nell’inferno del nostro egoismo e della durezza del cuore. Il Paradiso: prenotiamoci il posto con una vita piena di amore a Dio e ai fratelli, perché chi ama è sempre con Dio e in lui godrà del suo Regno di amore e di misericordia. Viviamo operando nella carità: “Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo” (Gal 6,7-9).

Lettura esistenziale

“Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo” (Mt 13, 40). Alcuni teologi recenti sono dell’avviso che il fuoco che brucia e insieme salva sia Cristo stesso, il Giudice e Salvatore. L’incontro con Lui è l’atto decisivo del Giudizio. Davanti al suo sguardo si fonde ogni falsità. È l’incontro con Lui che, bruciandoci, ci trasforma e ci libera per farci diventare veramente noi stessi. Le cose edificate durante la vita possono allora rivelarsi paglia secca, vuota millanteria e crollare. Ma nel dolore di questo incontro, in cui l’impuro ed il malsano del nostro essere si rendono a noi evidenti, sta la salvezza. Il suo sguardo, il tocco del suo cuore ci risana mediante una trasformazione certamente dolorosa «come attraverso il fuoco». È, tuttavia, un dolore beato, in cui il potere santo del suo amore ci penetra come fiamma, consentendoci alla fine di essere totalmente noi stessi e con ciò totalmente di Dio. Nel momento del Giudizio sperimentiamo ed accogliamo questo prevalere del suo amore su tutto il male nel mondo ed in noi. Il dolore dell’amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia. È chiaro che la durata di questo bruciare che trasforma non la possiamo calcolare con le misure cronometriche di questo mondo. La grazia consente a noi tutti di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro avvocato.