• 21 Novembre 2024 10:57

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Autonomia differenziata. Salvini contro i Vescovi

di Francesco Polizzotti

Tensione alta tra la Lega e la Cei. Dagli ambienti del ministro Salvini irritazione per le parole espresse sull’autonomia differenziata dal vicepresidente della CEI, il vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, a cui si aggiunge l’affondo del Carroccio diretto sui migranti. «Dovrebbe essere chiara con i fedeli e dire loro quanti ne intende ospitare in Vaticano», dice Igor Iezzi deputato della Lega.

«I vescovi italiani (tutti?) sparano a zero contro l’Autonomia, approvata in Parlamento e riconosciuta in Costituzione. Con tutto il rispetto, non sono assolutamente d’accordo: l’Autonomia porterà efficienza, modernità, più servizi ai cittadini e meno sprechi. Voi che ne pensate degli attacchi dei vescovi?». Così sui social il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, commentando l’intervista a Repubblica del vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, il vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino. Per il vice di Zuppi con la riforma «si rischia il Far West». Ma il vicepremier Salvini porta efficienza, modernità e meno sprechi.

“Sparano a zero contro l’autonomia, approvata in Parlamento e riconosciuta in Costituzione. Con tutto il rispetto, non sono assolutamente d’accordo”, punta il dito Matteo Salvini. Se il leader leghista fronteggia la conferenza dei vescovi italiani con chiarezza in precedenza i parlamentari leghisti avevano iniziato a bombardare la Cei sul fronte dei migranti. I vescovi invitano all’accoglienza? “Dovrebbero essere chiari con i fedeli e dire loro quanti migranti intendono ospitare in Vaticano”, “intendono utilizzare così i soldi dell’8×1000?”. E ancora: si rilancia “la notizia” secondo cui “alcune missioni delle Ong, vicine ad ambienti dei centri sociali, sarebbero state finanziate anche con risorse provenienti dalle offerte dei fedeli”, circostanza che “pone degli interrogativi sull’atteggiamento della Cei”. Il partito di Matteo Salvini ha spesso confezionato dossier contro gli aiuti che i Vescovi danno alle organizzazioni umanitarie che si prodigano per salvare vite in mare. 

La posizione della CEI. Dopo l’affondo di Forza Italia, delle opposizioni, ma anche l’impugnazione delle legge da parte di Puglia, Toscana e Sardegna e il referendum abrogativo, la legge targata Lega è stata bocciata ieri, martedì 28 agosto, anche dalla Conferenza Episcopale Italiana: «Il Sud ha capito che la riforma è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa», il commento del vice di Zuppi nella Cei. Alla domanda se sia questo il motivo per cui il Meridione sta firmando in massa per il referendum, Savino ha risposto senza indugi: «Sì, perché ne percepisce il pericolo mortale». La posizione della Cei, contraria alla legge bandiera della Lega era già emersa qualche mese fa, all’indomani dell’approvazione del testo. Ma le parole del vescovo hanno riaperto il dibattito. Da qualsiasi lato la si guardi, la riforma dell’autonomia è diventato un terreno minato: materia di scontro tra maggioranza e opposizione, fonte di divisioni tra gli alleati di governo, attaccata dalle Regioni del Sud, contestata dalla Cei. Nella giornata di oggi, mercoledì 28 agosto, i leghisti avevano iniziato ad attaccare la Cei anche sul fronte dei migranti.

Ma Salvini non ha preso coscienza che il vero scontro riguarda la maggioranza di cui fa parte. L’autonomia è l’argomento principe dell’incontro a Palazzo Chigi tra il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, e la premier Giorgia Meloni. Dallo staff di Palazzo Chigi e da quello del governatore azzurro non trapela nulla, ma stando a diverse fonti, Occhiuto – che da tempo guida il fronte degli scettici sull’applicazione del ddl Calderoli – avrebbe chiesto una moratoria: evitare intese con le Regioni, anche su materie non Lep, fino a quando non sarà superata la spesa storica. E la risposta di Meloni sarebbe suonata più o meno così: l’autonomia è un tema nazionale, mi assumo io la responsabilità di verificare passo dopo passo, non ci saranno fughe in avanti. Esattamente la richiesta di Forza Italia, che dopo il via libera al provvedimento in Parlamento, si è assestata sulla linea di una maggiore prudenza: probabilmente anche per il pressing interno del fronte del Sud che – per voce di Occhiuto, Francesco Cannizzaro e altri – ha perorato la linea della cautela per non perdere voti nel Meridione.

Il partito di Tajani, alla ripresa dell’attività parlamentare, dovrà anche sbrogliare la matassa dello ius scholae su cui il leader si è speso pesantemente quest’estate, creando aspettative nell’opinione pubblica e in diversi mondi. A tendergli uno sgambetto in piena regola è Carlo Calenda: Azione presenterà un emendamento sullo ius scholae al disegno di legge in materia di sicurezza che l’aula della Camera inizierà a discutere il prossimo 10 settembre, preceduto da una iniziativa simile voluta dal partito di Matteo Renzi, Italia Viva. La proposta prevede il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri “che abbiano completato un percorso di studio di 10 anni nel territorio nazionale” come vuole Forza Italia. Come voteranno gli azzurri, per ora, è ancora un enigma. In passato su temi del genere la linea del partito è stata la libertà di coscienza. “E’ un metodo ridicolo al quale non ci prestiamo e non ci presteremo”, fa sapere Maurizio Gasparri che bolla come “compitino malfatto” la proposta dei calendiani.

Il Pd, intanto, se la prende la con i leghisti: “Dilaga il nervosismo dalle parti della Lega per il successo di firme contro l’autonomia differenziata. Calderoli offende le decine di migliaia di italiane e italiani che in poche settimane, online e nelle piazze di tutto il Paese, hanno voluto manifestare con la propria firma la netta contrarietà ad una pseudo riforma, sbagliata ed ingiusta. Zaia usa parole inopportune e istituzionalmente sgrammaticate nei confronti della Cei”. Dopo le esternazioni di Papa Francesco (“respingere i migranti è un peccato grave”), il capo missione di Mediterranea Luca Casarini ha ringraziato il pontefice che “ci spinge a non avere paura.
Dall’inizio dell’anno ci sono più di mille morti affogati nel Mediterraneo – ricorda -, eppure alcuni che si dicono cristiani e stanno al governo, gioiscono per il ‘calo degli sbarchi'”.