Un accorato appello del Vescovo di Caltagirone, Mons. Calogero Peri, è stato inoltrato dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi al Presidente della Regione Sicilia on. Renato Schifani e all’Assessore alla Salute dott.ssa Giovanna Volo, per sottolineare la condizione precaria in cui versa ormai da anni, in maniera preoccupante, la situazione ospedaliera di Caltagirone. La sanità territoriale del Calatino è ormai ad ogni livello attraversata da disagi molto preoccupanti. Le problematiche crescenti e mai risolte sono tali da convincere il Vescovo Calogero Peri a farsene interprete e portavoce. A nome della Città di Caltagirone e della intera area del Calatino, che coincide in gran parte con la Diocesi, il Vescovo ha deciso di alzare la voce sui crescenti disagi che si moltiplicano ogni giorno di più, solidarizzando coi Sindaci dei Comuni del Calatino, seriamente preoccupati, segnalando alle competenti autorità politiche lo scontento che si leva soprattutto dalle fasce più fragili e bisognose della popolazione. Da anni ormai il nosocomio Gravina e Santo Pietro, pur soggetto a continui interventi di miglioramento e ristrutturazioni logistiche e strutturali, vede in realtà depauperarsi in modo persistente e progressivo la sua funzione primaria di servizio fondamentale, a causa di una crescente e poco comprensibile carenza di personale specialistico, medico e infermieristico. Il problema investe anche servizi essenziali e di primaria necessità.
Ne consegue fatalmente il moltiplicarsi di dolorose e complicate ‘migrazioni’ verso strutture sanitarie viciniori anche per interventi di quotidiana emergenza. Questo processo di degrado e di emarginazione territoriale, le cui perniciose conseguenze ovviamente ricadono sulla intera popolazione, non si limita alla struttura nosocomiale – imponente e nata sotto i migliori auspici e le più rassicuranti prospettive qualitative, in tempi ormai remoti – ma investe tutta la realtà sociale e culturale, e gli ambiti produttivi e di lavoro, con conseguenti riflessi scoraggianti sulle prospettive dell’economia locale e ricadute di particolare intensità sul mondo dei giovani, degli anziani e della qualità di vita diffusa.
«Così come il nostro Vescovo ha scritto nella lettera, non si tratta di arricchirsi di avanzate e costose attrezzature tecnologiche ovviamente necessarie che sono presenti, anche se sovente sottoutilizzate – dice il Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro don Tino Zappulla – ma si tratta di porre mano alle molto gravi carenze, prima tra tutte quella del personale ad ogni livello. La situazione fa emergere preoccupate domande e solleva con sgomento e apprensione, interrogativi perniciosi sul processo di diffuso abbandono e degrado, che è sotto gli occhi di tutti, e che denuncia il sempre più grave declino sociale, produttivo e culturale di una comunità molto provata, che vede riaprirsi drammaticamente le strade di una nuova emigrazione giovanile e di una fuga crescente di risorse umane. Il livello culturale fortemente cresciuto dei nostri giovani non fa intravvedere a breve termine decorose prospettive e sbocchi lavorativi incoraggianti. La situazione è davvero molto triste e la gestione del territorio a dir poco discutibile. La Comunità cristiana sente di doversi fare presente in modo più urgente e determinato e testimoniare attivamente l’impegno di contrastare comportamenti e scelte che non sempre obbediscono a criteri di funzionalità e trasparenza assumendo l’andamento di una vera e propria deriva».
Il Vangelo che è luogo e parola di speranza e azione propositiva, non proclama astrattamente una promozione spirituale e morale, ma annuncia anche che la sorte terrena dell’uomo e delle sue attese è chiamata a gridare più forte le promesse del Vangelo, per dare spazio alla vocazione globale della dignità umana e di ogni persona, al progresso e alla solidarietà di un concreto bene comune e solidale nel presente di questo tempo travagliato.