Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Santi Angeli Custodi
Letture: Es 23,20-23; Sal 90; Mt 18,1-5.10
Riflessione biblica
“Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18,1-5.10). L’affermazione è forte: gli Angeli vegliano sui discepoli di Gesù e li custodiscono dal disprezzo degli uomini. Essa simile a quella di Es 23,20: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”. La Bibbia è piena della presenza degli Angeli: essi ci manifestano la premura che Dio ha per noi nei nostri bisogni e in certi momenti della nostra esistenza: “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera” (Sal 34,8). Essi proclamano che Dio opera con amore e si prende cura dei suoi figli. Purtroppo, spesso, invece di pensarli come “custodi”, li riteniamo come dei “controllori”. E la loro funzione di manifestarci i voleri di Dio per la nostra salvezza viene snaturata, tanto che la nostra società ha relegato gli Angeli al mondo ingenuo dei bambini. Ma non è così per la Parola di Dio. In essa, gli Angeli sono gli esecutori degli ordini di Dio per il nostro bene: “Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi, attenti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà” (Sal 103,20-21). Sono messaggeri di Dio per annunciare missioni particolari a personaggi, che porteranno avanti la storia della salvezza. Giacobbe, Gedeone, Daniele, Giuseppe e la stessa Maria, la Madre dei Gesù, hanno ricevuto la loro missione attraverso degli Angeli. Essi ci custodiscono da ogni male: “Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra” (Sal 91,11-12). Così, lasciarci guidare dagli Angeli custodi non significa recitare una preghierina al mattino, ma impegnare la propria vita per realizzare il progetto che Dio ha su di noi: “Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui” (Es 23,21).
Lettura esistenziale
“Chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18, 4). Gesù ha portato un rovesciamento di valori, ci ha reso noto che, agli occhi di Dio, ha più valore ciò che è piccolo e umile. E meno male! Perché in realtà tutti siamo piccoli dinanzi a Dio. Paradossalmente la “grandezza” dell’uomo sta nel riconoscere la sua “piccolezza”.
Se prima l’uomo non riconosce che, di suo, è piccolo, non può nemmeno riconoscere le grandi cose che Dio opera in Lui, ma le attribuirà inevitabilmente a se stesso.
Francesco d’Assisi in una sua ammonizione afferma che a noi non appartengono se non i vizi e i peccati, mentre tutto il bene che diciamo, pensiamo o operiamo, lo dobbiamo attribuire a Dio che è “il Bene, tutto il Bene, il vero e sommo Bene”.
Umiltà infatti non significa negare il bene che c’è in noi, ma riferirlo al suo vero Autore: “Ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (Gc 1, 17). S. Paolo poi aggiunge: “E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7).
Dio è la fonte unica del bene e l’uomo è come una mano vuota tesa verso di Lui per essere colmata. L’umile magnifica Dio che opera nel suo cuore. Egli inoltre è sempre sereno, perché come i piccoli non sa preoccuparsi o avere ansietà per il domani. Avete mai visto un bambino preoccupato? Io no. Che piange e strilla per una qualsiasi contrarietà attuale, sì, ma preoccupato del domani, non l’ho mai visto. Lasciamoci ammaestrare dalla loro fiduciosa serenità.