Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della IX settimana del Tempo Ordinario
Letture: Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9; Sal 127; Mc 12,28-34
Riflessione biblica
“Allora si avvicinò a lui uno degli scribi e gli domandò: Qual è il primo di tutti i comandamenti?” (Mc 12,28-34). Non è questione dottrinale: le polemiche servono poco, se non incidono sulla vita concreta e quotidiana. La questione riguarda l’essenza della vita religiosa: cioè il Kelal, il comandamento essenziale che informa tutti gli altri precetti della legge (ben 613) ed esprime in pienezza il principio ispiratore e unificatore per realizzare la volontà salvifica di Dio: l’amore. In base a ciò, il “primo comandamento” non è tale solo in “senso ordinale”, ma in senso d’importanza, dato che da esso, insieme all’amore al prossimo, dipende “tutta la legge e i profeti” e “vale più di tutti gli olocausti e sacrifici” (Mc 12,33). Amare Dio è essenziale, perché “Dio è amore” e vuole che ci amiamo a vicenda: “Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. E, nell’amore al prossimo, l’amore a Dio raggiunge la sua pienezza e perfezione: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12). Tale pienezza d’amore richiede che bisogna amare “con tutto il cuore”, la sede spirituale da cui scaturiscono pensieri, sentimenti e azioni; essi vanno diretti tutti a Dio e in Dio a tutti i figli del suo amore; “con tutta l’anima”, cioè con tutta la propria esistenza fino a donarla nella testimonianza a lui: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” (Mc 8,35); “con tutta la mente”: sempre pensando a lui nella verità che ci rende liberi (Gv 8,32), agendo con giustizia “per raccogliere il frutto della nostra santificazione e la vita eterna” (Rom 6,22) e operando tutto con sapienza e saggezza per riconoscerlo nei poveri e nei bisognosi: “ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Tutto ciò è possibile, solo se prendiamo sul serio l’invito di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).
Lettura esistenziale
“Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?»” (Mc 12, 28). Qual è, fra tutti, il più grande comandamento? Chiede uno degli scribi a Gesù, come se avesse bisogno di essere aiutato a tornare all’essenzialità, alla semplicità, a fare sintesi. E Gesù risponde. “La risposta comincia con un verbo: amerai, al futuro, a indicare una storia infinita, perché l’amore è il futuro del mondo, perché senza amore non c’è futuro: vi amerete, altrimenti vi distruggerete. Prima ancora però c’è un “comandamento zero”: shemà, ascolta, ricordati, non dimenticare. Amare Dio è ascoltarlo. Amerai con tutto il cuore; non da sottomesso ma da innamorato. Qualcuno ha proposto un’altra traduzione: amerai Dio con tutti i tuoi cuori. Come a dire: con il tuo cuore di luce e con il cuore d’ombra, amalo con il cuore che crede e anche con il cuore che dubita; come puoi, come riesci, magari col fiatone, quando splende il sole e quando si fa buio, e a occhi chiusi quando hai un po’ paura, anche con le lacrime. Santa Teresa d’Avila in una visione riceve questa confidenza dal Signore: “Per un tuo ti amo rifarei di nuovo l’universo”. Con tutta la tua mente. Amore intelligente deve essere; che significa: conoscilo, leggi, parla, studia, pensa, cerca di capire di più, godi di una carezza improvvisa, scrivi una preghiera, una canzone, una poesia d’amore al tuo amore… Ma con questo, cosa ha detto di nuovo Gesù? In fondo le stesse parole le ripetono i mistici di tutte le religioni, i cercatori di Dio di tutte le fedi, da millenni. La novità evangelica è nell’aggiunta inattesa di un secondo comandamento, che è simile al primo… Il genio del cristianesimo: amerai l’uomo è simile all’amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio. Il prossimo ha volto e voce, fame d’amore e bellezza, simili a Dio. Cielo e terra non si oppongono, si abbracciano” (Ermes Ronchi).