• 22 Novembre 2024 6:36

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

S. Ludovico patrono del Terz’Ordine francescano

Letture: Rt 1,1.3-6.14-16.22; Sal 145; Mt 22,34-40

Riflessione biblica

“Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?” (Mt 22,34-40). Il brano del Vangelo è consono per comprendere la “bella figura” di S. Ludovico  autentico cristiano e francescano: amare Dio e amare il prossimo fu il programmo della sua vita di cristiano, di re e di seguace di Francesco d’Assisi. Docile all’azione dello Spirito Santo, amò Dio e lo onorò con la santità della vita e con l’impegno di tenere lontano da sé ogni male: “Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze: senza di questo non c’è salvezza. Tieniti lontano da tutto ciò che può dispiacere a Dio, evitando il peccato mortale” (Testamento). E, per amarlo più intensamente, seguì gli insegnamenti di Gesù: “Ti prego, Signore, per l’amore che ho per te, di darmi la grazia di disprezzare i beni terreni e di non temere le avversità” (Testamento). E per questo amò intensamente i poveri, sapendo che “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). E al figlio raccomandò: “Abbi un cuore pietoso verso i poveri, i miserabili e gli afflitti. Per quanto sta in te, soccorrili e consolali” (Testamento). Fu coerente con la fede che professava: l’apparenza produce vanità e ipocrisia, sia nel parlare che nell’operare. Imitando Gesù, non volle praticare “la giustizia davanti agli uomini per essere ammirato da loro, ma per rendere gloria al Padre che è nei cieli” (Mt 6,1). Per questo scrisse a suo figlio: “Verso i tuoi sudditi comportati con rettitudine, in modo da essere sempre sul sentiero della giustizia. Sta sempre piuttosto dalla parte del povero anziché del ricco, fino a tanto che non sei certo della verità” (Testamento). E si attenne all’insegnamento di S. Paolo: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Fu fervente nello Spirito, servì il Signore e i fratelli. (Rom 12,9-11).

Lettura esistenziale

“‹‹Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente››. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: ‹‹Amerai il tuo prossimo come te stesso››” (Mt 22, 37-39). È piuttosto conosciuta l’espressione molto pregnante di S. Giovanni della Croce: “Alla sera della vita non rimane che l’amore” che fa eco alle parole del Vangelo di oggi e a quelle di S. Paolo: “Tre sono le cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità. Ma di tutte più grande è la carità” (1 Cor 13, 13). Alla fine della nostra vita saremo giudicati proprio sull’amore. L’amore è l’ingrediente che dà sapore alla nostra vita, che rende ogni giorno degno di essere vissuto. Agostino, forse dopo anni di riflessione, arriva ad una conclusione che gli (e ci) semplifica la vita: “Ama e fa’ ciò che vuoi!” Nel senso che chi ama acquisisce una piena libertà di spirito. Certamente una libertà dalle norme che intrappolano l’esistenza, ma soprattutto una libertà tale che lo rende capace di donare anche la propria vita. Ricordiamoci che siamo stati creati da Dio per amore e la nostra vocazione, quella comune a tutti gli uomini e che ci realizza pienamente è: amare. Mi ha sempre colpito, nella Sacra Scrittura, il comportamento di Mosè. A Dio che gli propone di distruggere il popolo che ha peccato e di stipulare un’alleanza nuova con lui, che invece è rimasto fedele, Mosè risponde intercedendo e chiedendo misericordia per il popolo. È bellissima questa intercessione di Mosè; mi rimanda a quella di Gesù, di cui Mosè è figura: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). E dire che il popolo aveva dato dei grattacapi a Mosè, mormorando contro di lui in varie occasioni ed esasperandolo e lui risponde in tal modo. Chissà se abbiamo mai avuto il coraggio di intercedere così per i nostri amici e per i nostri nemici.