• 20 Settembre 2024 2:13

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XIX domenica del Tempo Ordinario

Letture: 1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51

Chi viene attratto dal Dio di Gesù e da Gesù stesso non può fermarsi all’apparenza, non può sostare a mormorare a improvvisarsi crociato per difendere la “fede”. Grazie a Dio la fede e tutt’altro che la difesa di alcune battaglie che generano odio da una parte e ferite dall’altra. Non siamo poi così diversi dai quei giudei che dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Mi sembra di sentire le polemiche e i giudizi gratuiti che spesso e volentieri vengono alimentati contro chi non non corrisponde ad un certo nostro modo di pensare e di vedere la vita. Gesù non è come gli altri, ma i giudei e noi oggi non siamo capaci di andare oltre. Possiamo anche non condividere le idee dell’altro, il suo stile di vita, le sue scelte, le sue posizioni politiche e religiose, ma dobbiamo andare oltre. Andare oltre significa prendere coscienza che siamo figli di un Padre che fa piovere sui buoni e sui cattivi, che paga gli operai dell’ultima ora quanto gli operai che hanno lavorato tutto il giorno, che lascia le 99 pecore per cercarne una, che aspetta il figlio che lo ha lasciato per andare a fare la bella vita, per riabbracciarlo e far festa. Ma per assumere sentimenti di misericordia e di amore, dobbiamo alzarci da tutto ciò che ci impedisce di acquisire la logica di Cristo Gesù, che è abbassamento, che è servizio incondizionato. Farsi pane, donarsi senza se e senza ma, perché Dio ci ha scelti così come siamo e ci ama infinitamente.

La bellissima lettura tratta dal Libro dei Re, ci parla di Elia che dopo aver dato dimostrazione che il Dio di Israele è l’unico Dio, esagera, stermina i sacerdoti della regina Gezabele che lo vuole uccidere. Scappa nel deserto, prende consapevolezza dei suoi errori e si lascia morire di fame. Ma il Signore gli dice: “Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino».  Elia si alzò, mangiò e bevve.

Anche a noi ripete la stessa cosa: “alzati e mangia”. Cosa mangiare? quel pane che ci sazia, Gesù stesso. Un cibo che ci da la vita eterna, cioè la vita dell’Eterno.

Noi siamo abituati a fare, fare e poi fare, Gesù ci dice di credere. Credere in Lui ci porta a sperimentare, a condividere in pienezza la stessa vita di Dio. Ciò che salta agli occhi è che Gesù non dice chi crede avrà la vita eterna, ma ha. Ora in questo momento, ogni volta che mangi e bevi alla Mensa del Signore.

Noi pensiamo che la vita eterna è il premio che conquistiamo con i punti guadagnati con le buone azioni e i fioretti, e alla fine il buon San Pietro che facendo la contabilità vedrà il luogo che ci meritiamo. Fortunatamente nulla di tutto ciò.

La vita eterna è già cominciata, credere significa acquisire uno sguardo nuovo su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia per viverla da uomini e donne eucaristici. Farci pane condividendo la nostra esistenza, andando oltre attuando ciò che ci suggerisce San Paolo: “camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”

Buona domenica!