• 4 Luglio 2024 0:02

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XIII domenica del Tempo Ordinario

Letture: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29;  2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

Una cosa è certa, Gesù non fa distinzione di persone. Si trova davanti al dolore di Giairo, capo della sinagoga che sta per perdere la propria figlia di 12 anni, e nello stesso tempo una donna che da 12 anni ha perdite di sangue. Due donne accomunate da uno stato di impurità: una perché quasi morta e l’altra perché mestruata.

Siamo davanti ad una morte fisica e una morte sociale. Siamo davanti a Gesù che è cercato dalla folla, ma in realtà è lui che cerca l’essere umano per guarirlo, per ridonargli dignità e vita. La donna cerca di toccarlo. Non riceve una carezza, una pacca sulla spalla da ben 12 anni, non sa più cosa significa avere affetto, è ai margini della società. Gesù le da confidenza…non ha paura di contaminarsi… del parere della gente…

Una sera mentre facevo il mio solito giro attorno alla stazione, ho ascoltato un problema di salute di una prostituta, alla fine le ho assicurato la mia preghiera e l’ho esortata a pregare anche lei. Mi ha risposto dicendomi che era troppo sporca per parlare con Dio. Mi chiedo se basta portare un abito o andare ogni giorno in chiesa per essere puliti. Cosa facciamo per essere toccati da Gesù, dalla sua grazia? Serve solo rendersi conto che siamo mancanti in tante cose… che forse anche noi dobbiamo farci toccare dall’amore.

Ecco il turno di Giairo. Gesù lo ascolta e va con lui, non lo lascia solo. Ma secondo qualcuno è troppo tardi, la ragazzina è morta. Ma con una semplicità e fede disarmante Gesù afferma che dorme, viene deriso. Non si perde d’animo. Non lascia Giairo nella tempesta della vita. Entra in casa. In quella casa dove stava regnando dolore e rassegnazione. Prima compie un gesto e poi le parla. Gesù è la tenerezza del Padre che si avvicina ad ogni essere umano. Prende per mano la ragazzina e le disse: “«Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!»”.

Alzati, cammina, risorgi… sono i verbi che ogni giorno usa con noi, che rischiamo di farci schiacciare da ogni tipo di “morte”. Gesù si lascia toccare, se noi abbiamo il coraggio di sfidare la folla, di andare contro corrente riconoscendo in Lui la Parola che salva dalla tempesta. Ci ascolta e non ci lascia soli. Ci esorta a non soccombere sotto le macerie dell’indifferenza, della solitudine… della morte.

Siamo chiamati ad ascoltare quella voce che ci dice “alzati” e nello stesso tempo siamo noi che come discepoli dobbiamo imparare dal Maestro, e rialzare chi è schiacciato da pesi che da solo non riesce a sorreggere.

Allora, proprio allora, Gesù mi prende per mano e ci dice con tenerezza: Talithà kum!

Alziamoci dunque e contaminiamoci di un amore che salva.

Buona domenica!