• 21 Novembre 2024 14:00

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Suor Cristiana Scandura – “Vi sono eunuchi che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca” (Mt 10, 12). Tra i consigli evangelici, eccelle il prezioso dono della “perfetta continenza per il Regno dei cieli”: dono della grazia divina, “dato dal Padre ad alcuni (cfr Mt 19, 11; 1 Cor 7, 7) perché più facilmente, con cuore indiviso (cfr 1 Cor 7, 32-34), si consacrino solo a Dio nella verginità e nel celibato, segno e stimolo della carità e speciale sorgente di spirituale fecondità nel mondo” (Lumen gentium, 42). Gesù è cosciente dei valori ai quali rinunciano coloro che vivono nel celibato perpetuo: egli stesso li ha affermati poco prima parlando del matrimonio come di una unione di cui Dio è l’autore e che per questo non può essere rotta. Impegnarsi nel celibato significa, sì, rinunciare ai beni inerenti alla vita matrimoniale e alla famiglia, ma non cessare di apprezzarli nel loro reale valore.

La rinuncia viene fatta in vista di bene più grande, di valori più elevati, riassunti nella bella espressione evangelica di “Regno dei cieli”. Il dono completo di sé a questo Regno giustifica e santifica il celibato.

Gesù attira l’attenzione sul dono di luce divina necessario già per comprendere la via del celibato volontario. Non tutti la possono comprendere, nel senso che non tutti sono capaci di cogliere il suo significato, di accettarla, di metterla in pratica. clarisse-1-300x225 #alcalardellasera. Solo per AmoreQuesto dono di luce e di decisione è concesso solo ad alcuni. È un privilegio concesso loro per un amore più grande. Non ci si può dunque stupire se molti, non comprendendo il valore del celibato consacrato, non ne sono attratti, spesso non sanno neppure apprezzarlo. Ciò significa che vi è una diversità di vie, di carismi, di funzioni, come riconosceva San Paolo, il quale avrebbe spontaneamente desiderato condividere con tutti il suo ideale di vita verginale. Scriveva infatti: “Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno – aggiungeva – ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro” (1 Cor 7, 7). Del resto, come osservava San Tommaso, “dalla varietà degli stati deriva alla Chiesa bellezza” (San Tommaso, Summa theologiae, II-II, q. 184, a. 4).

La stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente. Le condizioni dunque per una sequela fedele di Cristo su questo punto sono: la fiducia nell’amore divino e la sua invocazione stimolata dalla coscienza della debolezza umana; un comportamento prudente ed umile; e, soprattutto, una vita di intensa unione con Cristo.

In quest’ultimo punto, che è la chiave di tutta la vita consacrata, è il segreto della fedeltà a Cristo come Sposo unico dell’anima, unica ragione di vita.