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Agata e Lucia, quel legame di santità che unisce Catania e Siracusa

Agata e Lucia. Catania e Siracusa. La devozione nel Sud Est della Sicilia ha il loro volto. È donna. Come l’Etna, “a muntagna” che si erge come un faro all’orizzonte. Loro come un vulcano di fede e di santità per una terra assetata di giustizia, di speranza, di futuro, per un popolo che ha bisogno di fermezza e di luce. E fermezza e luce sono Agata e Lucia per il popolo siciliano, insieme a santa Rosalia, dall’altra parte dell’isola, a Palermo. Ma quello di Agata e Lucia è un legame speciale, unico. È un rapporto ideale fra sorelle, amiche, compagne di strada, sebbene non si siano conosciute, incontrate fisicamente e non siano – come in tanti credono nelle due città – cugine o parenti.

Quando morì martirizzata Agata, nel 251, Lucia non era nata. Nascerà trentadue anni dopo. Le loro storie si incontrano quando Lucia, il 5 febbraio del 301, si recò a Catania per pregare per la guarigione della madre sul sepolcro di Agata, subito fortemente venerata. Fu allora che la martire catanese le apparve in sogno, sancendo quel legame così stretto fra le due donne, che si intreccerà nel procedere del tempo, fino a noi: «Sorella mia Lucia, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi porgere a tua madre? Anche tu, proprio come me, subirai il martirio per la tua fede in Cristo». Lucia ritornò a Siracusa col cuore pieno di gioia e di speranza. La madre guarì e la drammatica profezia si avverò poco tempo dopo: la giovane fu martirizzata il 13 dicembre del 304, durante le persecuzioni di Diocleziano. Subito santa, pure lei. Insieme i loro corpi furono trafugati e portati a Costantinopoli nel 1039 dal generale Maniace. Ma se le spoglie di Agata torneranno a Catania nel 1126, quelle di Lucia andranno a Venezia nel 1204. E lì resteranno. Bisognerà aspettare 800 anni, il 2004, per un primo, eccezionale ritorno, a Siracusa. Poi ritorneranno nel 2014. A distanza di altri dieci anni, in occasione dell’Anno Luciano indetto in diocesi, l’Arcivescovo aretuseo Francesco Lomanto ha chiesto al Patriarca Francesco Moraglia che le sacre spoglie tornassero ancora in città. E così sarà dal 14 al 26 dicembre prossimi. Sarà un ritorno itinerante sulle orme percorse dalla giovane Lucia fino a sant’Agata.

Le sacre spoglie della martire siracusana saranno traslate infatti anche nella diocesi di Catania: il 28 e il 29 saranno nella Cattedrale etnea, e durante il tragitto da Siracusa sosterà prima a Carlentini (lì dove si fermò Lucia nel suo pellegrinaggio) e a Belpasso (dove c’è una fortissima devozione per la santa). C’è, dunque, un altro ritorno di Lucia: quello ai piedi di Agata. Agata e Lucia, di nuovo insieme. «Le due Chiese si incontrano per accogliere gli insegnamenti delle due sante vergini e martiri ha detto Lomanto -. La loro testimonianza cristiana contagia e sollecita tutti noi. A ciascuno è richiesto di compiere un cammino personale di fede, vero e profondo, per accogliere Dio, vivere con Lui e testimoniarlo di fronte alle sfide odierne e ai segni dei tempi». In attesa dell’evento di dicembre, acquista un significato inedito la festa estiva di Sant’Agata, il 17 agosto, che ricorda l’898° anniversario della traslazione delle reliquie da Costantinopoli a Catania. «Oggi la nostra città sta cercando di uscire dalle derive dell’incuria della persona e dell’ambiente e un cristiano, un devoto non può non essere protagonista di questo cambiamento, altrimenti la sua fede sarebbe vana», ha detto nei giorni scorsi l’arcivescovo Luigi Renna, ricordando l’avvicinarsi del Giubileo, che si aprirà in diocesi il 29 dicembre, in Cattedrale, per una «provvidenziale coincidenza», sotto il segno di Agata e Lucia insieme.

Le tappe della loro vita si possono ripercorrere in itinerari guidati nelle due città. A Catania si può vivere il cammino di “Sant’Aituzza”: si parte dalla chiesa di S. Agata la Vetere costruita al di sopra del pretorio romano, dove secondo la tradizione, si pensa la giovane martire abbia subìto il processo e poi il martirio. In chiesa, sulla sinistra una grande statua di Santa Lucia ricorda la visita della santa siracusana al sepolcro di Agata. Un gagliardetto dei Berretti Verdi della Cappella di Santa Lucia appoggiato sui candelieri – come la partecipazione ogni anno alla festa – fa capire quanto assiduo e forte sia il legame fra le due comunità. Si prosegue nel Santuario di S. Agata al Carcere, dove si svolsero i momenti centrali della storia della martire, e poi con la chiesa di S. Biagio in S. Agata alla Fornace, a piazza Stesicoro: qui l’altare dedicato alla Santa sorge sul punto esatto in cui vennero preparati i tizzoni ardenti sopra i quali Agata venne fatta rotolare durante l’ultimo supplizio. Il percorso termina al Museo diocesano, in via Etnea, al fianco della Cattedrale: situato all’interno dell’Antico seminario dei Chierici, il museo ospita, fra altri preziosi tesori, il fercolo in argento che porta in processione i reliquiari di sant’Agata e l’arredo sacro utilizzato in duomo durante le celebrazioni in onore della patrona.

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