• 22 Novembre 2024 9:39

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Aborto, gender, migranti… così la dignità umana può essere violata

Maternità surrogata, aborto, eutanasia e suicidio assistito, cambio di sesso e teoria del gender, violenza digitale. Sono alcune delle «gravi violazioni della dignità umana» denunciate dal documento del Dicastero per la dottrina della fede, pubblicato oggi, 8 aprile, e presentato ai giornalisti accreditati nella Sala Stampa della Santa sede. Un elenco che comprende anche altre altrettanto gravi violazioni: il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, gli abusi sessuali, le violenze contro le donne e lo scarto dei diversamente abili. Il testo propone questo elenco a partire dalla riaffermazione assoluta della dignità umana come inalienabile e richiamando da una parte la Dichiarazione dei diritti universali dell’Onu, dall’altro il costante insegnamento della Chiesa su questo tema. Papa Francesco, ad esempio, ha recentemente ribadito: «Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale. Ognuno lo possiede, anche se è poco efficiente, anche se è nato o cresciuto con delle limitazioni; infatti, ciò non sminuisce la sua immensa dignità come persona umana, che non si fonda sulle circostanze bensì sul valore del suo essere. Quando questo principio elementare non è salvaguardato, non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità»

Dichiarazione Dignitas infinita

La “Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana” si divide in sostanza in due grandi parti. Nella prima vengono ricordati i principi generali, nella seconda vengono esaminate le singole violazioni «pur senza pretesa di esaustività». Un passaggio importante riguarda anche il tentativo di ridurre la dignità umana a dignità delle singole persone. «Sebbene ora esista un consenso piuttosto generale sull’importanza ed anche sulla portata normativa della dignità e del valore unico e trascendente di ogni essere umano – si legge infatti nella Dichiarazione -, l’espressione “dignità della persona umana” rischia sovente di prestarsi a molti significati e dunque a possibili equivoci e «contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani […] sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza». La dignità ontologica non può mai essere annullata. E dunque compete all’essere umano in quanto tale. A prescindere dalle sue condizioni di vita o dalla sua moralità. Perciò, «anche se, a causa di vari limiti o condizioni, non è in grado di mettere in atto queste capacità – afferma il testo -, la persona sussiste sempre come “sostanza individuale” con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia».

Già il Concilio Vaticano II ricordava ciò che si oppone alla dignità umana, sottolinea il documento della Dottrina della Fede. In pratica «tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario». Quindi «tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche». Ed infine «tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili». Senza dimenticare la pena di morte. «Anche quest’ultima, infatti, viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza». Vediamo quindi più nel dettaglio quelle più rilevanti sotto il profilo della novità del pronunciamento da parte della Chiesa, rimandando per il resto alla lettura integrale del documento.

La maternità surrogata

La Chiesa prende posizione contro la pratica – deprecabile, secondo l’espressione usata a suo tempo da papa Francesco – della maternità surrogata, «attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto». Essa, dunque, «viola, innanzitutto, la dignità del bambino» che ha «il diritto di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e di ricevere il dono di una vita che manifesti, nello stesso tempo, la dignità di chi dona e di chi riceve». Il riconoscimento della dignità della persona umana «comporta, inoltre, anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un “diritto al figlio” che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita». La pratica della maternità surrogata «viola, nel medesimo tempo, la dignità della donna stessa – fa notare il testo – che ad essa è costretta o decide liberamente di assoggettarvisi. Con tale pratica, la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri. Questo contrasta in ogni modo con la dignità fondamentale di ogni essere umano e il suo diritto di venire sempre riconosciuto per se stesso e mai come strumento per altro».

L’eutanasia e il suicidio assistito

La dichiarazione denuncia un tentativo subdolo di far passare queste pratiche come «coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera». Per questo motivo, «aiutare il suicida a togliersi la vita è, pertanto, un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede, anche se si compisse così un suo desiderio. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio». La Dichiarazione afferma: «La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti».

Teoria del gender

La Chiesa, si legge nel documento «desidera, innanzitutto, ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale». Nello stesso tempo, però, vengono evidenziate «le decise criticità presenti nella teoria del gender», sulla cui consistenza scientifica «molte sono le discussioni nella comunità degli esperti, la Chiesa ricorda che la vita umana, in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, è un dono di Dio, che va accolto con gratitudine e posto a servizio del bene. Voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio ed entrare in concorrenza con il vero Dio dell’amore rivelatoci dal Vangelo». Tale ideologia, prosegue il documento, «prospetta
una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia».[103] Diventa così inaccettabile che «alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini». Sono, dunque, «da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna».

Cambio del sesso

Secondo il documento «la dignità del corpo non può essere considerata inferiore a quella della persona in quanto tale». L’uomo, formato di corpo e anima e anche «il corpo umano partecipa della dignità della persona, in quanto esso è dotato di significati personali, particolarmente nella sua condizione sessuata. È nel corpo, infatti, che ogni persona si riconosce generata da altri, ed è attraverso il loro corpo che l’uomo e la donna possono stabilire una relazione di amore capace di generare altre persone». C’è dunque «la necessità di rispettare l’ordine naturale della persona umana», su cui si è espresso anche papa Francesco. Da qui deriva che «qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento. Questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso».

Violenza digitale

«Il progresso delle tecnologie digitali, che pure offrono molte possibilità per promuovere la dignità umana, inclina sempre più alla creazione di un mondo in cui crescono lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza, che possono arrivare a ledere la dignità della persona umana. Si pensi a come sia facile, tramite questi mezzi, mettere in pericolo la buona fama di chiunque con notizie false e con calunnie». Perciò «l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta. Il documento mette in guardia soprattutto dalle «nuove forme di violenza che si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo», Ed è così che, laddove crescono le possibilità di connessione, accade paradossalmente che ciascuno si trovi in realtà sempre più isolato e impoverito di relazioni interpersonali.

Aborto

Ribadita la condanna assoluta. Ma viene manifestata anche la preoccupazione perché «oggi, nella coscienza di molti, la percezione della sua gravità è andata progressivamente oscurandosi. L’accettazione dell’aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno». L’aborto è e resta «l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita». Perciò è un attentato alla dignità umana, dato che «la
difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano». Il documento ricorda san Giovanni Paolo II e conclude: «Merita qui di essere ricordato il generoso e coraggioso impegno di santa Teresa di Calcutta per la difesa di ogni concepito».

Donne e Migranti

Viene infine ribadito che «le violenze contro le donne sono uno scandalo globale, che viene sempre di più riconosciuto» e che «non si condannerà mai a sufficienza il fenomeno del femminicidio. Su questo fronte l’impegno dell’intera comunità internazionale deve essere compatto e concreto». E si prende posizione anche contro gli abusi sessuali, ribadendo l’impegno affinché essi siano estirpati all’interno della Chiesa. Per quanto riguarda i migranti «la loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione». E sulla tratta delle persone «la Chiesa e l’umanità non devono rinunciare a lottare contro fenomeni quali «commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato».

(fonte Avvenire)