Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scandura
Sabato della XVI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Es 24,3-8; Sal 49; Mt 13,24-30
Riflessione biblica
“Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura” (Mt 13,24-30). Forse, la nostra logica non coincide con quella di Gesù, ma l’impazienza non è mai stata una virtù. Far crescere insieme male e bene è rischioso, ma spesso ci rafforza nella fede e nella virtù: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,3-5). Vorremo far scomparire subito i malvagi: “Ridurrò al silenzio ogni mattino tutti i malvagi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (Sal 101,8). Lo zelo per il bene è buono, ma non è la logica di Dio: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione” (Es 34,6-7). E non è nemmeno la logica di Gesù: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Niente impazienza nella vita spirituale, ma discernimento e pazienza. Discernimento: per “avere piena conoscenza della volontà di Dio, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiamo comportarci in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (Col 1,9-10). Di più: per “non conformarci a questo mondo, ma lasciarci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare, e discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12,2). Il giusto discernimento comincia da noi stessi: “Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu” (Gal 6,1). Esercitiamo la pazienza con noi stessi, perché chi non è paziente con se stesso, non lo sarà neppure con gli altri. Agiamo con gioia, amore e pazienza: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (Gc 1,2-4).
Lettura esistenziale
“Il regno dei cieli è simile ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo” (Mt 13,24). Riempie il cuore di gioia, di positività e di ottimismo pensare che Dio ha creato tutto buono e che non c’è neppure una persona, nel cuore della quale, non ci sia qualcosa di buono, anche se la zizzania, per invidia del nemico, è cresciuta insieme al grano.
Dio ci guarda con amore e come una Madre che ama teneramente i suoi figli, guarda il bene che c’è nel nostro cuore, il bene che compiamo e che potremo compiere, con il Suo aiuto.
Educare è l’arte di saper trarre fuori il bene presente nella persona.
Se l’uomo e la donna sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio e Dio è Amore, questo Amore è già presente nel cuore della persona umana. Si tratta di farlo emergere, di portarlo alla luce, se non lo è. Di scoprirlo, di ripulirlo dalle erbacce che vi possono crescere intorno e che minacciano talvolta di soffocarlo.
È un’arte molto bella e affascinante quella di saper scoprire e promuovere il bene presente nel nostro prossimo, come pure in noi stessi.
La stima e l’amore per gli altri cresce e si coltiva quando nutriamo buoni pensieri, quando ci accorgiamo del bene che l’altro compie, ne gioiamo e ne siamo grati.
Questo rafforza il bene presente nell’altro e contribuisce non poco a creare attorno a noi un’atmosfera positiva, armoniosa.
Spesso capita di sfogarci con lamentele sul conto degli altri, è tempo di cambiare “registro”. Oggi voglio farvi un augurio: Vi auguro con tutto il cuore di “sfogarvi” sempre più spesso quando avete il “cuore in piena” e non riuscite a reggere da soli la gioia e la gratitudine, la stima e l’affetto che provate per qualche persona e avete bisogno di condividerli con qualcuno, di riversare questi sentimenti in un altro cuore che insieme a voi ne gioisca e ringrazi il Signore.