Commento di fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione.
Mercoledì della XI settimana del Tempo Ordinario
Letture: 2Cor 9,6-11; Sal 111; Mt 6,1-6.16-18
Riflessione biblica
Lettura esistenziale
La relazione con il Signore si gioca nell’intimo dei nostri cuori, lì dove ci incontra e possiamo mostrarci così come siamo, nudi, davanti a lui, autentici, veri ed assaporiamo la bellezza della libertà che solo l’amore può offrirci, senza condizionamenti, vergogna, sentimenti di colpa. Realizziamo la consapevolezza di chi siamo e la ricompensa è proprio lo Spirito Santo che è amore tra Padre e Figlio, che ci spinge al bene in questa nostra umanità che è veramente luogo di grazia e di comunione con Dio e con i fratelli. Tutta la Bibbia testimonia lo sguardo di Dio su di noi, e se impariamo a vivere di questo amore, che come un’energia invisibile scorre ovunque, in ogni gesto concreto, sentiamo la forza del suo amore, che crea relazioni profonde e belle , benedizioni nella nostra vita, che fioriscono e profumano di lui. Possiamo usare ogni situazione in una direzione o seguire lo spirito contrario, evolvendo o regredendo, liberi o schiavi. Il nostro rapporto col fratello (l’elemosina), col Padre (la preghiera) e con noi stessi e le cose (il digiuno), sono i tre ambiti della vita spirituale che ci fanno entrare veramente in comunione con Dio, realtà concrete e simboliche, che raccontano chi siamo di fronte a Dio. E’ importantissimo guardarsi dentro e far spazio allo Spirito di amore per riconoscere la grandezza che ogni esperienza racchiude e dalla quale può fiorire la vita piena. Purtroppo il desiderio di essere visti, riconosciuti, considerati, ci appartiene profondamente, perché viviamo di relazioni, siamo immersi fin dal concepimento in un mondo di relazioni e quelle significative determinano la nostra identità, capacità empatica ed affettiva, il sistema di valori. Accade che la fugace gratificazione di un riconoscimento ci fa rischiare di costruire tutta l’esistenza nella ricerca del consenso, di primeggiare, smettiamo di essere noi stessi, sacrifichiamo i nostri sentimenti pur di costruire un’immagine accettabile di noi, quella maschera che indossiamo, più o meno consapevolmente e portiamo nel mondo. Non comprendiamo che essere apprezzati per ciò che facciamo, non significa essere amati per ciò che siamo, che inseguendo il giudizio altrui , viviamo da schiavi , non siamo liberi interiormente, né sappiamo offrire libertà a chi si sta accanto, inseguiamo un’immagine, iperadattata alle circostanze, a misura delle aspettative dell’altro, sempre diversa. Percorsi introspettivi migliorano la nostra consapevolezza, ma toccano solo la dimensione psicologica, trascurando quella spirituale che è centrale nella nostra vita, quella che ci identifica veramente, che può guarirci e salvarci. E’ la conversione che dirige il nostro sguardo, il nostro ascolto, le nostre intenzioni all’interno di noi stessi, dove possiamo scoprire che siamo fratelli nel donare e condividere ciò che riceviamo come figli, che la preghiera è esperienza viva di Dio, di fronte al quale impariamo a morire a noi stessi, ai condizionamenti del mondo per dialogare con un Altro da noi e ritrovare noi stessi, che il digiuno ci mette in relazione simbolica con la morte, con il limite, lì dove il Signore ci raggiunge per salvarci ed impariamo ad avere una maggiore consapevolezza della relazione con le cose, che nell’assenza riconosciamo non assolute, ovvie e scontate e così possiamo rinascere a vita nuova, purificati, liberi dal potere delle cose che ci allontanano da lui, dal bisogno di approvazione.