Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scandura
Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Ap 1,1-5;2,1-5 Sal 1 Lc 18,35-43
Riflessione biblica
“Che cosa vuoi che io faccia per te? Egli rispose: Signore, che io veda di nuovo!”. (Lc 18,35-43). È la storia di un uomo precipitato nelle tenebre: “Signore, che io veda di nuovo!”. È la condizione di molti, che nel trambusto della vita, hanno perso il senso dell’esistenza umana e sono divenuti ciechi moralmente: “Poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” (Rom 1,28-31). Basta, però, una parola che annuncia il passaggio di Gesù: “Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!” (Rom 10,14-15). Annunciamo Gesù e salveremo il mondo, perché “la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rom 10,17). Gesù illumina i nostri occhi: “Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,46-47). Illumina le nostre menti con la sua sapienza divina: “lui ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati e quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi” (Ef 1,17-18). Illumina i nostri cuori, per allacciare rapporti con il prossimo ed edificarci vicendevolmente nella carità (Ef 4,16).
Lettura esistenziale
“Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me” (Lc 17, 38). Il Vangelo di oggi ci racconta il miracolo operato da Gesù nei confronti del cieco di Gerico al quale egli restituisce la vista. Attraverso la storia di quest’uomo cieco, il Vangelo sembra descrivere la condizione di ciascuno di noi quando rimaniamo bloccati su una strada, quando non vediamo più un senso, un motivo, un orizzonte nella nostra esistenza. Ma anche da questa condizione, Gesù può venire a liberarci. Da quest’uomo cieco, seduto a mendicare lungo la strada, impariamo però una grande capacità di ascolto, difatti, ci dice il Vangelo che sentendo passare la gente, domandò cosa accadesse e saputo che passava Gesù il Nazareno cominciò a gridare implorando da Lui la guarigione. È importante, nei momenti di buio, di prova e di tribolazione, conservare la capacità di ascolto, chiedendo a Dio la luce per vedere al di là di ciò che ci succede e dando un senso a tutto ciò che viviamo, nella consapevolezza che tutto ciò che il Signore permette è sempre e comunque per un bene nostro e altrui, anche se sul momento non riusciamo a coglierlo. Da quest’uomo cieco, oltre alla capacità di ascoltare, apprendiamo anche un modo di pregare semplice, diretto, ma anche insistente, costante e tenace, che arriva ad ottenere ciò che chiede e che a lui in quel momento manca: una nuova visione della vita. Non è una preghiera composta, sussurrata, misurata, ma è la preghiera urlata di chi sta annaspando e crede nella possibilità di un cambiamento che può capovolgere la propria vita. Quando la preghiera è vera, assomiglia al grido di quest’uomo. E non rimane inascoltata.