• 16 Ottobre 2024 20:52

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Santa Teresa D’Avila

Letture: Gal 5,1-6   Sal 118   Lc 11,37-41

Riflessione biblica

“Date in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Lc 11,37-41). Il duro attacco di Gesù non è rivolto al fariseo singolo, ma al fariseismo che alberga nel cuore di ciascuno di noi, quella sottile ipocrisia di chi non solo vuole apparire giusto e perfetto, ma anche giudica i comportamenti del prossimo: “Non giudichiamoci gli uni gli altri; piuttosto facciamo in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello” (Rom 14,13). Non è questione di stabilire la precisa Kashruth, la netta distinzione tra puro e impuro, di curare il comportamento esterno del vivere quotidiano, ma di curare il proprio cuore per acquistare quella purezza interiore, per cui “tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza” (Tit 1,15). Ciò che ci chiede Gesù è un invito a far trionfare la giustizia, che pratica l’amore e la misericordia: “Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate una giustizia vera: abbiate amore e misericordia ciascuno verso il suo prossimo” (Zac 7,9). “Essere precisi o perfetti” nell’osservanza delle regole è cosa buona. Ma senza misericordia, “essere precisi” non ha senso. Il termine greco “elemosina” indica la misericordia come amore, rispetto, compassione, attenzione al prossimo. Con la misericordia entriamo in relazione con il fratello: l’accogliamo mostrandogli benevolenza, non lo giudichiamo. Ma “ci rivestiamo di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandoci a vicenda e perdonandoci gli uni gli altri, se qualcuno ha di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore ci ha perdonato, così facciamo anche noi. Rivestiamoci della carità, che è vincolo di amore perfetto” (Col 3,12-14).

Lettura esistenziale

“Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Lc 11, 39-41). Nel Vangelo odierno, Gesù dichiara con forza che la vera religiosità non risiede nelle pratiche esteriori, specie se queste sono compiute per essere visti e ammirati dagli uomini, ma nel cuore. Gesù disapprova qualsiasi atteggiamento religioso che si basa sull’esteriorità, sull’apparire, sul labile terreno del legalismo che ci pone sempre al riparo dalle novità di un Dio che vuole rinnovarci interiormente. Dio va oltre la superficie, desiderando raggiungere i meandri più reconditi della nostra vita, per risanarli. Divenire consapevoli del male che c’è in noi e avere il coraggio di chiamarlo per nome e di consegnarlo alla Misericordia di Dio, è il primo passo per convertirci. Il secondo passo è dare in elemosina quel che siamo e quel che abbiamo. L’elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli. A questo riguardo, è quanto mai significativo l’episodio evangelico della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio “tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 44). La sua piccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa. Dal suo esempio, impariamo a fare della nostra vita un dono totale, a donare cioè non tanto qualcosa di ciò che possediamo, bensì noi stessi.