Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore
XXVII domenica del Tempo Ordinario
Letture: Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Leggendo il vangelo di questa domenica incontro non poche difficoltà a commentarlo. Difficile, irritante e incomprensibile, troppo per noi che ragioniamo spesso con le regole e la legge e non sappiamo leggere il cuore di chi ci sta di fronte. Siamo incapaci di partecipare al sogno di Dio: che i due si cerchino, si amino e diventino uno.
È chiaro che questo brano parla di matrimonio, ma voglio raccontarvi qualcosa che mi ha edificato ed è per me grande motivo di riflessione. Due ragazzi, fidanzati da circa due anni, lui da pochi mesi scopre di essere pieno di metastasi, lei decide di non abbandonarlo e va a vivere con lui, vuole condividere i giorni con la persona che ama. Non sono sposati ma si amano, tanto da condividere i dolori e la malattia, la tenerezza e la dolcezza di stare insieme… uno per l’altro. Come scrive Ermes Ronchi, la legge non sempre riflette la volontà di Dio e non ha valore assoluto. Egli non è interessato a stabilire nuove regole, ma a rinnovare la vita. Gesù vuole custodire il fuoco, non venerare la cenere.
Gesù sottolinea che Mosè ha permesso l’atto di ripudio per la durezza del cuore degli uomini. Dio vuole che ci sia umanità, che regni amore, che ci sia unità.
Credo fermamente che i due ragazzi conviventi (per amore) sono l’esempio di come si deve vivere la relazione tra uomo e donna nel matrimonio cristiano: “Lasciare la propria idea di famiglia, le proiezioni, gli stereotipi. Attaccarsi, cioè fare un’esperienza profonda di comunione. Diventare una carne sola, unire le carni, là dove la carne, nella Bibbia, indica la parte fragile dell’esistenza, non certo il sesso. Una coppia che trovi nell’altro la pienezza, la completezza, l’altra metà, vive la propria esperienza con stupore, senza attese o paradigmi, investe le proprie emozioni, condivide le fragilità. Così, dice Dio, può funzionare”. (Curtaz)
Allarghiamo i nostri orizzonti: siamo fatti ad immagine di Dio che è comunione, non possiamo vivere da soli, siamo invitati a sposarci con l’umanità, creando relazione, senza fare alcuna discriminazione, dialogo, condivisione, accogliendoci l’un l’altro, così come fa la Santissima Trinità. Dio unisce, la logica umana divide.
Impegniamoci dunque a custodire le nostre relazioni, a dare loro del tempo, ad ascoltare l’altro, per non ripudiarle nel nostro cuore e creare divisione. Poniamo fine ai giudizi, alle condanne, ad emarginare coloro che secondo i nostri canoni sono peccatori… perchè tanto Dio li ama più di coloro che si ritengono giusti. Ama i piccoli e gli indifesi: la donna vittima di una mentalità maschilista e i bambini che al tempo di Gesù non contavano nulla. Siamo pronti a sposare il genere umano alla maniera di Dio, ad accoglierlo, difenderlo, custodirlo e creare comunione come la Santissima Trinità? Forse è più facile trovare una legge per giustificare il nostro egoismo e il nostro rifiuto per colui che Dio ci ha messo accanto… divorziando dall’essere umano.
Mi fanno pena coloro che fanno le crociate per la famiglia tradizionale che poi non vivono, la vera famiglia è l’umanità, eredità donataci da nostro Signore, iniziamo a sposarla e forse si porrà fine a qualche guerra.
Buona domenica!