Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Pio da Pietrelcina
Letture: Pr 3,27-34; Sal 14; Lc 8,16-18
Riflessione biblica
“Fate attenzione a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere” (Lc 8,16-18). Mi colpisce questo avvertimento di Gesù, perché è importante nella vita spirituale “come” si ascolta la parola di Gesù: da tale ascolto dipende la qualità e lo spessore della nostra vita spirituale. “Fate attenzione”: non ci si può distrarre, perdendo l’orientamento esistenziale e quello spirituale; la parola di Gesù è luce per la salvezza e guida per la vita: “La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori (Col 3,16). “Fate attenzione”: è il discernimento spirituale, che ci apre all’azione feconda dello Spirito di Dio che opera nei nostri cuori e ci fa compiere il progetto di Dio nella nostra vita quotidiana. Più siamo docili allo Spirito Santo e alla parola che egli ci insegna e ci fa vivere, più la nostra vita si fa intensa, profonda, determinata a seguire la Parola di Gesù. Quattro sono i modi “come” ascoltarla: con fedeltà, con continuità, con assiduità, con la testimonianza della vita. Con fedeltà: accostarsi alla parola con spirito di credenti, come Maria, la madre di Gesù, che custodiva le parole di Gesù nel suo cuore; come Maria di Betania con il cuore fisso a Gesù per farci inebriare dalla sua parola e entrare in comunione con lui. Con continuità: niente fretta, la parola deve essere come un seme che cresce, si sviluppa e dà frutto a suo tempo. Con assiduità: sia nei momenti di fervore di spirito sia nei momenti di aridità, sapendo che la nostra anima ha bisogno di nutrirsi in continuazione; senza la Parola rischiamo di soccombere spiritualmente. Con la testimonianza della vita: la parola deve divenire luce di santità, per trasmettere a tutti la luce della santità di Dio e tutti lodino il Padre che opera con misericordia nella vita dei suoi santi.
Lettura esistenziale
“Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce” (Lc 8, 16). Gesù è la luce del mondo, ma anche noi, suoi discepoli, attingendo a tale luce, siamo chiamati a nostra volta ad essere luce. Anche se abbiamo questo tesoro in vasi di creta, la nostra debolezza non deve essere un pretesto per occultare tale luce, ma anzi per manifestare che tale potenza viene da Dio e non da noi. Se non doniamo quello che abbiamo ricevuto siamo come una lucerna nascosta, la cui luce non illumina nessuno. Per questo Paolo dice: “Guai a me se non predicassi il Vangelo” (1Cor 9, 16). La testimonianza di vita del credente ha valore di sacramento di salvezza per gli altri. Perché il nostro annuncio sia efficace occorre che la nostra fede sia genuina e la nostra vita autenticamente cristiana. Per illuminare gli altri, infatti, occorre essere accesi. Ma, perché ciò accada, ci ammonisce Gesù, occorre ascoltare e accogliere la sua Parola. Se davvero la Parola ci abita e orienta le nostre scelte, non siamo solo noi a gioire e godere della vita nuova in Cristo ma anche chi ci sta attorno. Se la nostra fede rimane nascosta perché, per esempio, ci vergogniamo del giudizio altrui, difficilmente riusciremo a portare luce. Gesù non ci chiede di compiere cose straordinarie, ma di lasciare che la compassione e la tenerezza del Vangelo emergano dalle nostre scelte. Una parola di incoraggiamento, un sorriso, una richiesta di perdono possono davvero rendere una bella testimonianza al Vangelo.