• 22 Novembre 2024 8:52

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XXIV domenica del Tempo Ordinario

Letture: Is 50,5-9; Sal 114; Giac 2,14-18; Mc 8,27-35

Sembra quasi che Gesù voglia fare gossip, chiede ai suoi discepoli cosa pensa la gente di lui, quasi a provare la sua popolarità, per poi chiedere ai suoi discepoli “voi chi dite che io sia?”. Perché queste domande? Gesù vuole semplicemente se il suo messaggio ha raggiunto i cuori. Vuole sapere se loro, i discepoli sono innamorati di lui. La stessa domanda la fa a noi. “tu chi dici che io sia, chi sono io per te”. Lascia stare le risposte del catechismo, ciò che hai letto in qualche libro, ciò che hai sentito da altri. Ora in questo secondo che stai leggendo, chi è Gesù per te. Questa è una domanda necessaria per poter camminare nella fede, per poter vivere la fede compiendo azioni coraggiose. Quali? Basta leggere la prima lettura di Isaia e la seconda lettura di San Giacomo per avere risposte.

Ci vuole coraggio a non reagire con violenza, ci vuole coraggio a non scappare dalla realtà, ci vuole coraggio mostrare amore a chi ti calunnia… ci vuole coraggio a dare risposte amando, accogliendo tutti, porgendo l’altra guancia, condividendo il pane con chi mi tradisce, lavando i piedi a chi mi rinnega e scapa quando sono nei guai…

Pietro riconosce in Gesù il Messia ma non capisce che tipo di Messia è. Uno che va in luoghi solitari quando lo vogliono fare re, uno che non cerca applausi e successi, ma che governa con un grembiule ai fianchi e perdona coloro che lo inchiodano su una croce. Uno che non si riveste di autorità e si appropria di ruoli e crede di essere fondatore o fondatrice non so di che…

Ma come, noi facciamo a sportellate per il primo posto, diventiamo viscidi come i serpenti per ottenere risultati e tu caro Gesù ci indichi la croce come segno di salvezza?  Noi cerchiamo piedistalli e tu ci indichi il Calvario? La croce non sono le malattie, o le disgrazie che la vita ci riserva, ma è  lo stile di vita di Cristo. Rinnegare se stessi significa pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Anche noi siamo come Pietro, lo riconosciamo come Dio e poi non riusciamo ad abbandonare la logica umana che ci impedisce di essere uomini e donne di fede ma, semplicemente persone che seguono una religione dove basta partecipare a dei riti ed osservare delle norme pensando di essere giusti e perfetti, dritti verso il paradiso. Mi dispiace deludere qualcuno ma non è così: “la fede se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta” (Gc 2,14-18)

Basta guardare un crocifisso per capire che se segui lui veramente non puoi essere popolare, non puoi avere successo.

Sei davvero convinto di essere cristiano, di essere innamorato di un Dio che preferisce la via della croce a quella del successo e della fama?

Buona domenica!