“Angeli, mandati da Dio per aiutarci”, la commozione e la gratitudine di chi viene salvato dalle onde si mischiano al dolore e alle tracce di tortura che segnano occhi e corpi. I soccorritori della Mare Jonio sono gli “angeli” che abbracciano loro, i migranti, la maggior parte dei quali fuggiti dalla ferocia delle milizie libiche. Li accolgono a bordo, strappandoli al gommone salpato dalla Libia la sera prima. I racconti si intrecciano, le parole anche, come le varie lingue. Tutte parlano di salvezza, c’’è chi cerca conforto in Shakespeare, come l’insegnate di arabo fuggito da Damasco, c’è chi ricorda il suo ruolo di giudice. Su tutti, passata l’euforia della salvezza, scende la consapevolezza che ora ci sarà la titanica impresa di ricostruire intere esistenze, nuove vite da immaginare in un’Europa che in molti casi fatica nell’accoglienza.
I salvataggi
Sono state 182 in totale le persone salvate nel Mediterraneo dalla nave umanitaria Mare Jonio, tra sabato 24 agosto e domenica 25, durante quella che è stata la 18esima operazione di soccorso condotta dalla ong Mediterranea Saving Humans, la prima organizzata congiuntamente con la Fondazione Migrantes della Cei. Alle 18 di sabato scorso, la Mare Jonio ha avvistato e affiancato una nave di legno in acque internazionali, a circa 35 miglia dalla costa tunisina. Sono stati distribuiti giubbotti di salvataggio a tutti i passeggeri, poiché l’imbarcazione appariva altamente instabile e a rischio affondamento. Le persone sono poi state recuperate a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera e sbarcate nel porto di Lampedusa. 67 i migranti portati in salvo, tutti di origine nordafricana, tra loro 16 donne e molti bambini. Sempre di sabato, ormai nelle ore notturne, alle 23.30, la nave, seguendo una segnalazione, ha avvistato un’altra imbarcazione, un gommone sovraccarico. Dopo aver portato a bordo gli occupanti, la Mare Jonio li ha poi trasbordati sulla nave della Guardia Costiera italiana. Cinquanta in questo caso le persone salvate, in maggioranza minori e donne, quasi tutti di nazionalità etiope. L’ultimo salvataggio del fine settimana è stato domenica, alle 6.30 del mattino, mentre la nave di Mediterranea era in navigazione verso il sud. Ad essere soccorse sono state oltre 60 persone, tra siriani, bengalesi e pakistani, portate poi in salvo, su indicazione del governo italiano, nel porto siciliano di Pozzallo, nel ragusano.
La costruzione di una società solidale
182 persone salvate in poche ore, un patrimonio di vite umane, ma goccia in un mare di morte, circa mille le persone vittime del Mediterraneo centrale in questo 2024, come documentato dall’Organizzazione internazionale delle Migrazioni. Numeri che fanno riflettere sull’importanza della missione Mediterranea-Migrantes, importante tassello di quell’immenso lavoro di costruzione di reti di solidarietà, di costruzione della società di “fraternità e amicizia sociale” sognata da Papa Francesco, che ha il suo vero inizio sulla terraferma.