• 20 Settembre 2024 0:08

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Le storie e i racconti degli scout alla Route Nazionale di Verona

Al parco di Villa Buri, a Verona, si riesce ancora a credere nella felicità. L’entusiasmo è la sensazione più frequente, anche se fa caldo, anche se si dorme in tenda, anche se le distanze sono chilometriche. Per gli scout, è pane quotidiano.

Qui sono riuniti diciottomila capi scout per la Route Nazionale della Comunità capi Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani). Giovani e adulti che arrivano da tutta Italia, ciascuno con il suo fazzolettone al collo e una storia di impegno da raccontare. Qui si dialoga fino a domani del presente e del futuro dello scautismo, per fare il punto e tracciare le linee guida per i prossimi anni. Al centro le sfide educative, più di sessanta tavole rotonde e azioni concrete di servizio.

Da Bari a Genova, poco distante c’è un altro stand che riscuote molto successo. Per entrarci, bisogna prenotarsi. Si chiama Enig-malavita ed è una “escape room”, cioè un gioco che prevede di risolvere una serie di enigmi per fuggire da una stanza. Riproduce in piccolo un’esperienza che gli scout hanno creato tra i vicoli genovesi, anche in questo caso su un bene confiscato alla mafia. Hanno studiato la situazione del territorio, poi hanno creato un caso per immergere i partecipanti in un’indagine. «La nostra storia inizia nel 2018 quando il nostro clan (il gruppo che raduna gli scout dai 16-17 ai 21 anni, ndr) ha deciso di interessarsi all’antimafia – spiega Luigi Cafiero, uno degli scout che gestisce lo stand –. I primi ragazzi coinvolti sono stati anche un periodo in Campania per conoscere tante realtà di beni confiscati. Ci sono voluti poi anni per ottenere uno spazio e i permessi di gestione, ma due anni fa siamo riusciti ad aprire. Questo progetto è un seme nato da un capo clan che è mancato nel 2020, si chiamava Stefano, tutta questa storia è nata in suo ricordo».

Accanto alle azioni concrete, infatti, ci sono i valori di base. Che cosa possono dire, a proposito, gli scout alla Chiesa? «La partecipazione qui è altissima, i giovani si sentono molto coinvolti, è sensazionale. Questo momento può fare tanto bene alla Chiesa perché noi qui possiamo fare sentire la nostra voce, in un contesto che è comunità cristiana a tutti gli effetti», dice Francesca, che arriva da Carpi (provincia di Modena). Con lei c’è suor Fides, che è assistente spirituale e accompagna un gruppo scout in un cammino di preghiera. «Anche Gesù diceva: lasciate che i bambini vengano a me. Essere scout è un modo per trasmettere la fede».

Poi in sottofondo parte una canzone, tutti iniziano a battere le mani, qualcuno balla. Anche la musica è protagonista in questi giorni. Due sere fa, durante la cerimonia iniziale, sul palco è salito anche Gianni Morandi. Come mai? «Non sono mai stato scout – ha raccontato poco prima di iniziare a suonare – ma sono stato sempre abbastanza affascinato dal loro modo di stare insieme, di comportarsi, dalla loro etica. Posso augurare a chi è qui di vivere la vita fino in fondo, con gioia».

Per chiudere, chiediamo ai presidenti dell’Agesci Roberta Vincini e Francesco Scoppola che cosa può arrivare, da questa Route, alla nostra società. «Gli scout dicono oggi che c’è bisogno di educazione, di accompagnare i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze in un cammino che faccia scoprire loro chi sono veramente, come possono essere felici, nell’ottica che la vera felicità è fare felici gli altri».

(fonte Avvenire)