Che cos’è la Vara
La “Vara” è un fercolo alto circa venti metri, composto da un’armatura di ferro e legno decorata da specchi, carta multicolore e dorature. In essa è rapppresentata l’Assunzione di Maria al cielo: alla base c’è il sepolcro della Vergine, pieno di fiori e privo del suo corpo. Più in alto S. Tommaso è in preghiera, quasi a giurare quella fede che aveva negato alla resurrezione di Cristo. Più in alto S. Michele Arcangelo e angeli di tutti gli ordini si prostano alla Vergine Maria che è sopra di loro, sotto ad una grande corona.
La cosa che caratterizza questo carro, è che tutti i personaggi sono impersonati da 30 ragazzi di circa tredici anni nelle vesti caratteristiche. Tutti sono legati a degli strumenti che gli permettono di restare sempre in posizione perpendicolare. Particolare curioso, fino agli anni ’60 del XX sec. tutti i personaggi erano di sesso maschile, compresa la Madonna. Un tempo essi osservavano un un rigoroso digiuno e venivano preparati nel Convento di S. Domenico, mentre oggi nei locali dell’Opera de Quatris. E’ uno spettacolo unico assistere al tiro della “Vara” che avanza per le vie del centro storico, tra canti tradizionali e la gente che dai balconi e dalle finestre lancia ai ragazzi caramelle e dolciumi.
L’origine della festa si perde nei secoli. Sappiamo, tuttavia, da alcuni documenti che nell’agosto 1476 fu istituita una Fiera, da tenersi per nove giorni consecutivi a cavallo del 15 Agosto. Sull’invenzione del carro esistono diverse ipotesi, ma non abbiamo riscontri storici. Ci dice Salvatore C. Virzì “Penso possa risalire almeno al secolo XVI, giacchè ha un riscontro con quella di Messina […]”. Tuttavia la “Vara” di Messina è ben diversa, essendo più piccola e i personaggi sono di cartone. Inoltre in un quadro di Giovanni Caniglia datato 1548 e presente nella basilica, descrive il Virzì “troviamo le stesse scene, gli stessi personaggi caratteristici e poi la stessa composizione verticale dell’Assunzione […]”. Non si può negare però, che l’idea di un carro a colonne poteva venire solo ai randazzesi. Questo perchè l’emblema stesso della devozione di Randazzo verso la Vergine Maria, la Madonna del Pileri, si chiama così perché anticamente poggiava su una grande colonna.
In passato il carro si ricostruiva ogni anno, i boscaioli tagliavano in tempo il legname necessario per formare il robusto tronco che funge da asse portante e gli abili artigiani costruivano i vari ornamenti. Questo perche’ alla fine della processione, la “Vara” veniva letteralmente assalita e spogliata di tutti le decorazioni; si reputavano infatti fortunati quelli che riuscivano a portare un pezzo a casa, il quale veniva conservato religiosamente come una reliquia.
La Fiera cominciò a declinare alla fine del XVIII secolo e poi scomparve; mentre la processione della “Vara” venne dapprima soppressa nel 1795 e poi ripristinata intorno alla metà del 1800. Si fermerà nuovamente nel 1911, a causa di un’epidemia di colera, e durante la prima e la seconda guerra mondiale. La tradizione riprese solo nel 1952, a causa dei gravi danni subiti dalla città durante i bombardamenti del 1943. Prima con cadenza quinquennale, poi triennale e dal 1973 sfila ogni anno.