• 21 Novembre 2024 14:32

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Preghiera per un defunto: il rosario sta prendendo il posto del funerale?

di Don Andrea Vena – Da parroco o come amico di tanta gente, sto notando che di fronte alla morte di un conoscente si cerca di partecipare al rosario o al rito funebre in base alla comodità d’orario e, dato che spesso la recita del rosario ha luogo nel tardo pomeriggio o dopo cena, si opta per questa pratica di pietà, tralasciando la partecipazione all’Eucaristia. La recita del rosario è certamente importante e lodevole: in casa o in chiesa, esprime un atto di lode per la vita che il Signore ha donato alla persona defunta; inoltre si aderisce all’opera di misericordia che invita a «pregare per i vivi e per i morti».

Una preghiera ripetitiva ma non meccanica: un pacato abbandonarsi tra le braccia della Vergine Maria, senza tanti discorsi, lasciandosi accompagnare da lei nel momento del dolore. Ma L’Eucaristia ha un significato molto più profondo. Già nell’Antico Testamento, precisamente nel libro dei Maccabei (12,45), si invita a pregare per i defunti offrendo per loro sacrifici perché «siano assolti dai loro peccati».

Un’espressione che fa comprendere che l’Eucaristia – ultimo e sommo sacrificio con il quale Gesù ci ha salvati – non si limita a un ritrovarsi insieme tra amici ma è un unirsi in Cristo perché con Lui siamo uniti a quanti ci hanno preceduto. In modo particolare l’Eucaristia è l’evento celebrativo che ci rende contemporanei alla morte e risurrezione stessa di Cristo, anche se per ciascuno può sussistere la necessità di un ulteriore cammino di purificazione.

Vorrei spiegarmi con un esempio. Quando ci si trova in casa, basta il riflesso di un raggio di luce che entra dalla finestra per accorgersi di quanto i mobili, nonostante si sia appena pulito, siano già ricoperti da un velo di polvere. Uso questa immagine per far cogliere come di fronte a Dio, somma Luce, le anime che si presentano davanti a Lui colgano di non essere così limpide; sentano il bisogno di essere purificate dai peccati, da quelle “incrostazioni” interiori che si sono andate accumulando lungo la vita.

Qui si inserisce ed è possibile il nostro aiuto: vivendo in comunione con quanti ci hanno preceduto, noi possiamo contribuire ad aiutare le anime dei defunti a procedere lungo il cammino di purificazione e di massima somiglianza con il Signore Gesù, e lo possiamo fare offrendo preghiere e suppliche in loro suffragio, ossia perché le loro anime si purifichino sempre più, siano “lavate” da ogni incrostazione per poter riflettere in pienezza la Luce somma che è Dio.

L’Eucaristia celebrata per i defunti serve proprio a questo: Gesù unico mediatore intercede presso il Padre celeste per i vivi e per i defunti. Il sacrificio di Gesù è il solo che può rendere immacolata l’anima dei nostri cari e le nostre preghiere e Sante Messe in loro suffragio servono proprio a questo. Inoltre, non va dimenticata la dimensione della comunione dei santi che è proprio il frutto della carità che nasce dall’Eucaristia che vuole che nessuno, in vita e in morte, possa essere escluso dal bene della comunione con Dio e i fratelli, come ricorda Gesù stesso: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria…» (Gv 17,24).

Tenendo conto del tempo che viviamo, forse è il caso di ri-educare (o educare ex novo) la nostra gente a comprendere quanto la partecipazione all’Eucaristia sia di grande aiuto per i nostri cari. Certo, poi spetterà al celebrante far sì che questo appuntamento, talvolta uno dei pochi ai quali ormai partecipano molti cristiani, sia curato in ogni suo aspetto: dai segni, ai riti, all’omelia, ai canti… Un appuntamento che può rivelarsi occasione propizia attraverso la quale riaccostarsi alla Chiesa e ai sacramenti.

(fonte – Avvenire)