• 22 Novembre 2024 14:46

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Nato da nobile famiglia intorno al 1390, a Calatafimi, in Sicilia, il beato Arcangelo Piacentini fin da giovane si mostra incline a un’esistenza povera e solitaria. Si ritira a vita eremitica in una grotta presso la chiesetta di Santa Maria del Giubino. Si racconta che frequentemente, durante i momenti di preghiera, gli compariva la Madonna su un cipresso. È ordinato sacerdote e in seguito entra a far parte dei Frati minori a Palermo, di cui successivamente assume la guida. È fondatore del convento di S. Maria di Gesù (1430), ad Alcamo. Nella stessa cittadina fa rinascere l’ospedale di Sant’Antonio che si trovava in stato di abbandono. Al beato si attribuiscono, oltre a una fervente predicazione della Parola di Dio, numerosi miracoli, avvenuti anche dopo la morte presso la sua tomba. Muore ad Alcamo nel 1460. Le sue reliquie si conservano ancora intatte nel convento fondato dal beato. La figura di Arcangelo Piacentini da Calatafimi è molto sentita ancora nei nostri giorni, soprattutto nella zona occidentale della Sicilia. Martirologio Romano: Ad Alcamo in Sicilia, beato Arcangelo da Calatafimi Piacentini, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per austerità di vita e amore della solitudine.

Nacque circa l’anno 1390 dalla nobile famiglia Placenza e sin dalla fanciullezza si mostrò inclinato alla pietà e riluttante al mondo. Ben presto rinunziò i beni fugaci e le attrattive del secolo del quale paventò sempre i pericoli e corse non molto lontano della città natale, a nascondersi in una grotta presso la chiesetta sacra a S. Maria del Giubino. Qui meritò frequenti visioni della gran madre di Dio, la quale compiacevasi comparirgli su di un cipresso mentre egli era intento alla preghiera e alla contemplazione delle cose celesti. Crescendo la fama della sua santità e il numero dei miracoli che Dio operava per le sue preghiere; il Giubino ben tosto divenne luogo frequentatissimo di un popolo, il quale correva in folla per implorare soccorso nei bisogni della vita. Il pio eremita si afflisse profondamente di tanto concorso di uomini e paventando le seduzioni sempre più insidiose della vanità, lasciò quel luogo e andò ad Alcamo dove sperava nascondersi più facilmente alle persone.

In Alcamo ebbe concesso l’ospedale di S. Antonio, da tempo abbandonato, e raccolti ivi degli infelici li serviva con cura amorosissima; mentre nei ritagli di tempo che gli rimanevano liberi, si ritirava nella vicina grotta, detta tuttavia del Beato Arcangelo, per pregare e flagellare le sue carni innocenti. Aboliti da papa Martino V gli eremiti di Sicilia, Arcangelo andò a Palermo e vestì per mani del B. Matteo da Agrigento le sacre lane nel convento di S. Maria di Gesù. Ordinatosi sacerdote ed avuta dallo stesso Beato facoltà di fondare conventi, bentosto ritornò in Alcamo e ridusse a casa serafica il prediletto ospedale di S. Antonio, edificandovi una chiesetta che in una al convento dedicò a S. Maria di Gesù. Eletto Vicario Provinciale rifulse come custode rigidissimo della regolare osservanza, intrepido propugnatore della gloria di Dio e amatore ardentissimo della salute delle anime. Predicò con frutto la parola di Dio, si adornò di virtù insigni e fu chiarissimo per il dono dei miracoli e delle profezie.

In tutto il corso della sua vita santissima fu talmente umile di cuore da desiderare ardentissimamente che nessuno lo conoscesse. Così, ricco di meriti e chiaro per virtù, morì in Alcamo nel convento da lui fondato, l’anno 1460 il giorno 24 luglio fra l’universale compianto.

Numerosi miracoli sono avvenuti presso la sua tomba e il culto a lui reso da tempo immemorabile è stato approvato da Gregorio XVI