• 22 Novembre 2024 16:36

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

«Sono un pescatore morto. Non tornerò più a mare, a costo che brucio il libretto di navigazione. Quello che è successo giovedì pomeriggio mi ha segnato per la vita». Giuseppe Giacalone ha detto addio al mestiere di comandante. Giovedì scorso era al timone del motopesca “Aliseo” quando è stato mitragliato da una motovedetta libica. Più di cento colpi esplosi da chi ha pensato (le autorità libiche) che il motopesca di Mazara avesse sconfinato nelle acque di loro “esclusiva di pesca”.

Il motopesca ha fatto rientro nella mattinata dell’8maggio a Mazara del Vallo. Sulla banchina ad aspettare l’intero equipaggio (5 italiani e 2 tunisini) c’erano i familiari, il sindaco Salvatore Quinci, il Vescovo monsignor Domenico Mogavero, l’Assessore regionale alla pesca Tony Scilla.

«Hanno sparato ad altezza d’uomo – racconta – i vetri della plancia di comando sono andati in frantumi, un proiettile mi ha sfiorato la testa, perdevo sangue. A quel punto ho avvisato via radio la Marina Militare e mi hanno detto di fermarmi». C’è voluto poco per i libici di salire a bordo: «Erano in tre, armati. In quell’istante mi sono passati per la mente i ricordi dei 108 giorni vissuti da mio figlio Giacomo in prigione a Bengasi».

Quel pomeriggio di giovedì il motopesca “Aliseo” stava navigando verso la Grecia, perché in quei banchi di pesca a 40 miglia a nord di Tripoli, ricchi di gambero rosso, avevano fruttato poco. «Stavamo recuperando le reti e via radio la nave della Marina militare italiana ci ha avvisato di puntare la prua verso Nord e navigare a massima velocità – racconta Giacalone – abbiamo chiesto il perché, ma non ci è stato riferito. Dopo due ore di navigazione mi sono accorto che sulla nostra testa sorvolava un elicottero della Marina militare, mi sono affacciato dalla porta sinistra della cabina di comando e mi sono accorto che c’era una motovedetta libica che veniva verso di noi». L’equipaggio è finito alcune ore nelle mani dei militari libici, poi la decisione di lasciarli liberi.

Il tema della sicurezza in mare per i pescherecci mazaresi rimane caldo. Il sindaco Salvatore Quinci oggi è andato a Roma per incontrare il Ministro della Difesa e degli Esteri.

«Adesso appare chiaro a tutti quanto sia urgente passare a interventi risolutivi a livello politico e diplomatico da parte del Governo italiano e dell’Unione europea. In caso contrario dovremo ritenere responsabili delle violenze e dei danni le istituzioni nazionali e internazionali per dolosa omissione di atti dovuti a tutela di cittadini e mezzi italiani», è stato il commento del Vescovo di Mazara, monsignor Domenico Mogavero. (Fonte diocesi di Mazara)