Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della VIII settimana del tempo Ordinario
Letture: 1Pt 1,18-25; Sal 147; Mc 10,32-45
Riflessione biblica
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, dicendogli: Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo. Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” (Mc 10,32-45). Gesù annuncia sofferenze, derisioni, morte violenta, e i discepoli pensano a posti di onore e di prestigio. E pur di ottenere ciò che chiedono, si dichiarano pronti a bere “il calice della sofferenza”. Sappiamo come hanno partecipato alla sofferenza di Gesù al Getsemani: “Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono” (Mc 14,50). Non si impazientì Gesù dinanzi alla “fragilità” dei suoi discepoli, ma li istruì con spirito di sapienza. La comunione con Gesù non è condividere la sua gloria e potere divino, ma il suo amore, che si fa servizio e dono di vita: “il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). È nel servizio ai fratelli che si misura il nostro impegno di amore e di donazione agli altri e la nostra adesione al messaggio di Gesù: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (Mc 9,35). Seguiamo Gesù, che “pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini; umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,6-8). Vivere con Gesù significa accogliere non solo la sua promessa di gloria e di vita eterna, ma soprattutto abbassarsi con lui fino a donare la propria vita per i fratelli: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici” (Gv 15,13). Condividiamo con Gesù il suo progetto di amore, che libera il cuore dall’egoismo e dagli interessi e si dà al servizio di chi ha bisogno: “Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Ma questa libertà non divenga un pretesto per la carne. Mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5,13-14).
Lettura esistenziale
“Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45). Nel brano evangelico odierno, appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’era una profonda distanza interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto superficialmente. Dopo aver dato il terzo annuncio della sua Passione, i discepoli Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra, quando sarà nella gloria. Questo ci ricorda che la logica di Dio è sempre «altra» rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso per bocca del profeta Isaia: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). Per questo, seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda conversione, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente. Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo. Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà.