Commento di Fra Marcello Buscemi
Giovedì della II settimana di Quaresima
Letture: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31
“Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti” (Lc 16,19-31). Non è la “legge del contrappasso” che viene proposta, ma una seria conversione del cuore: “Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato” (Sir 5,7). La parabola del “ricco epulone”, inoltre, ci mette dinanzi una triste realtà sociale: ricchi che sprecano i loro beni in vesti lussuose e lauti banchetti e poveri che desiderano un pezzo di pane per sfamarsi. L’errore del “ricco epulone” non sta nel godersi le sue ricchezze, ma nell’indifferenza con cui ha trattato il povero Lazzaro. L’indifferenza umana è il segno del degrado del nostro cuore indurito dinanzi alla sofferenza del fratello bisognoso: “Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere in-sensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà. Non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente” (Sir 4,1-4). Non illudiamoci: la conversione del cuore non è un automatismo generato da un fatto prodigioso: la risurrezione di un morto. Ma la decisione ferma di convertirci all’amore ed eliminare l’indifferenza che ferisce il Dio dell’amore: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,17-18). Diamo con gioia al povero che ha bisogno e “non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede” (Gal 6.9-10).