di FraPè – “Vi racconto l’emozione di un Natale diverso per il gruppo giovani della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Favara, per le detenute del Carcere di Agrigento e, ci auguriamo, di chi tra qualche giorno visiterà il singolare Presepe.” Inizia così il racconto di Paolo Montaperto in un articolo – testimonianza di Sicilia OnPress.
Paolo qualche giorno fa, assieme ad altri giovani e al Parroco della Parrocchia San Giuseppe Artigiano di Favara Padre John dei Padri Vocazionisti, si sono recati hanno fatto visita alla casa circondariale di Agrigento per la realizzazione di un progetto pensato da tempo per le prossime feste natalizie.
“Arrivati, poco prima delle 15, dopo la fase di identificazione e riconoscimento, siamo stati accompagnati nel reparto scelto, ovvero quello femminile”. Scrive Paolo.
“Nella cappella, – prosegue – ci siamo predisposti all’accoglienza delle detenute. Diciamo che quei minuti di attesa, ci hanno portato ad attimi lunghissimi di silenzio, nel quale ognuno di noi rifletteva su tanti interrogativi, e vi posso garantire che non è stato facile resistere all’emozione.
Abbiamo visto arrivare le detenute, i loro visi, i loro occhi, sentito le mandate delle porte blindate che si aprivano per chiudersi un attimo dopo il passaggio delle donne, un tripudio di emozioni ci hanno tenuto compagnia per tutto il tempo.
L’incontro si è iniziato subito con un saluto alternato alla preghiera e una brevissima presentazione di tutti noi e anche del progetto sulla realizzazione di un presepe particolare, nel quale si moltiplicheranno i doni al Bambino”. “Oltre l’oro, l’incenso e mirra procederanno verso la Grotta della Natività i pensieri scritti dalle detenute”.
Si perché dopo un’attenta riflessione e, aiutate dal gruppo favarese le donne tra cui anche delle mamme, hanno scritto delle riflessioni sulla Luce, speranza, pace, amore e gioia, tutte parole che richiamano al Natale.
Paolo continua a farsi portavoce di un’incredibile e nel contempo fortissima esperienza proseguendo il suo racconto: “Il momento più toccante dell’incontro; mamme piene di lacrime che bagnavo i fogli, mani che tremavano, capi che si abbassavano, e sorrisi speranzosi.
Il respiro si è fermato.
Indimenticabili gli occhi rassegnati alla loro vita, i loro consigli rivolti ai più giovani sul pensare sempre alle conseguenze delle azioni e poi la richiesta avanzata dalla più anziana del gruppo: “appena uscite accendete un cero per noi”.
I giovani e il loro parroco Padre John che non ha retto l’emozione fortissima dell’incontro, hanno donato dei piccoli segni del Natale: palline e statuette del Bambin Gesù.
“Ci hanno chiesto di ritornare e l’indirizzo della nostra parrocchia per poterci scriverci e mantenere il legame affettivo stabilito nel seppure breve incontro”. Paolo conclude ringraziando a nome del gruppo tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare il nostro progetto, la direttrice dell’Istituto di pena, dottoressa Floria, il dottore Di Miceli e la Polizia penitenziaria, e li ringraziano anche noi che hanno permesso ai giovani e alle detenute un momento di condivisione che rimarrà nel loro cuore.
A me viene solo un’immagine ed è un Bambino avvolto in una mangiatoia che dice: “ Ero in carcere e mi avete visitato”… o forse sono quelle donne, quelle mamme che hanno visitato il cuore dei giovani visitanti e del loro Parroco?
Una cosa è certa il segno di cui parla il Vangelo: il Bambino avvolto in una mangiatoia è stato trovato e… Amato