Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Santi Simone e Giuda Taddeo
Letture: Ef 2,19-22; Sal 18; Lc 6,12-19
Riflessione biblica
“C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente: venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie” (Lc 6,12-19). Due apostoli di Cristo, chiamati alla grazia e inviati ad annunciare il Vangelo di conversione e di liberazione. Sappiamo poco di loro. Simone Zelota: un rivoluzionario antiromani, che, avendo ascoltato Gesù, comprese che la vera liberazione dell’uomo non è solo quella sociale, ma quella voluta da Dio e annunciata da Gesù: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4,18-19). Investito del mandato apostolico, Simone predicò il Vangelo in Egitto e poi in Persia e Armenia. E lì testimoniò col sangue Cristo e la sua parola di grazia per tutti i popoli. Giuda Taddeo: cugino di Gesù, essendo figlio di Maria di Cleofa e di Alfeo, fratello di S. Giuseppe. Giuda, il cui appellativo Taddeo significa “l’uomo dal grande petto o dal grande cuore”, seguì Gesù e ne trasmise il messaggio di salvezza e grazia. È l’autore della Lettera di Giuda, un invito a guardarci da chi insidia la fede e soprattutto a “costruire il nostro edificio spirituale sopra la nostra santissima fede, pregare mediante lo Spirito Santo, conservarci nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna” (Gd 1,20-21). Tre cose importanti, quindi: la fede come base della sequela di Gesù, la docilità orante allo Spirito per mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù e vivere nell’amore a Dio nell’attesa di ottenere la misericordia che Gesù ci ha promesso per la vita eterna. Insieme a Simeone, predicò il Vangelo in Persia e Armenia.
Lettura esistenziale
“In quei giorni, Gesù, se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici” (Lc 6, 12s). La scelta dei Dodici, fu preceduta da un’intera notte di preghiera da parte del Signore, in solitudine, davanti a Dio, Suo Padre. Così Gesù sceglie il primo gruppo del grande sogno di Dio che è la Chiesa. Sceglie uomini molto diversi tra di loro, difficili da mettere insieme, tra essi vi sono conservatori e progressisti, pescatori e artigiani insieme ad intellettuali, tenuti insieme da una comunione che talvolta rompono e poi ripristinano. Sebbene scelti, Cristo lascia loro la libertà di essere se stessi, quindi di esprimere o di scegliere addirittura il contrario di quanto Egli propone. La prova di questa libertà è Giuda che, anche se scelto, è rimasto tuttavia libero di estromettersi da questa comunione. Dio non impone niente a nessuno. Egli propone solamente, perché non vuole dei burattini ma degli uomini liberi, non dei servi, ma dei figli che scelgono liberamente di amare o non amare, anche se questo comporta fatica e sacrificio. Oggi come allora, è il Signore che ci sceglie, che ci crea discepoli, che ci rende capaci di andare d’accordo, nonostante tutto. Lo Spirito Santo, primo dono di Cristo alla Comunità dei credenti, è l’artefice dell’unità e della comunione nella Chiesa, rendendoci capaci di considerare la diversità dell’altro come una ricchezza. I nostri occhi sono abituati a cogliere il bene che c’è nell’altro e a ringraziarne Dio di cuore? Questo potrebbe essere un “esercizio spirituale” da fare quotidianamente: allenarci a scoprire i lati belli di chi ci vive accanto ed esserne riconoscenti. Questo arricchisce le nostre relazioni di armonia, serenità, stima e fiducia. Che ne dite di incominciare subito?