• 22 Novembre 2024 9:50

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Un arresto e 93 indagati: maxi-truffa sul reddito di cittadinanza

La guardia di Finanza di Palermo ha scoperto una maxi truffa sul reddito di cittadinanza, al termine di un’inchiesta che ha portato all’arresto di una persona, mentre altre 93 risultano indagate.

Agli arresti domiciliari, in base a un’ordinanza firmata dal Gip di Palermo su richiesta della procura coordinata da Maurizio de Lucia, è finito Francesco Tuttolimondo, di 47 anni, impiegato della società partecipata dalla Regione Siciliana Sas servizi ausiliari Sicilia e gestore di un Caf Acli. L’uomo è accusato di aver falsificato la documentazione per far ottenere il reddito di cittadinanza a decine di famiglie che non ne avrebbero avuto il diritto. I reati contestati sono istigazione alla corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Con lo stesso provvedimento sono stati sequestrati il Caf Acli Centro Raccolta Arenella e 620.402 euro, che, per gli inquirenti, sarebbero profitto dei reati.

Tuttoilmondo avrebbe anche cercato di corrompere dipendenti comunali con regali e somme di denaro per tentare di velocizzare l’iter amministrativo per il cambio di domicilio necessario a ottenere il sussidio. Nell’ambito delle indagini che vedono indagata anche una collega di Tuttoilmondo, sarebbero state individuate 53 persone indebitamente beneficiarie del reddito di cittadinanza.

Le indagini, condotte dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo-gruppo tutela spesa pubblica, sono scattate dopo la denuncia di un dipendente del Comune di Palermo, che avrebbe permesso di accertare la produzione di documenti falsi che servivano per la richiesta del sussidio: dichiarazioni di residenza, dichiarazioni di iscrizione anagrafica ai fini Tari, contratti di locazione. Tutto inviato telematicamente alle postazioni territoriali dell’anagrafe comunale deputate al servizio di cambio domicilio. La necessità di ottenere l’approvazione delle variazioni sarebbe stata funzionale alla creazione dei falsi requisiti per la percezione del reddito di cittadinanza che erano legati al mancato superamento di specifiche soglie reddituali da parte del nucleo familiare e all’assenza di persone condannate per gravi reati.