• 20 Settembre 2024 0:33

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Dt 34,1-12; Sal 65; Mt 18,15-20

Riflessione biblica

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo” (Mt 18,15-20). Ammonire il fratello: com’è difficile! Eppure, la correzione fraterna è atto di amore per il fratello che sbaglia. Non solo dobbiamo perdonarlo, ma anche aiutarlo a ravvedersi, ritrovando la verità e la giustizia. Invece, preferiamo far finta di niente: “sono fatti suoi!”. Peggio: ne parliamo con gli altri, “a fin di bene!”. Nell’uno e nell’altro caso, isoliamo il fratello. Lui rimane nel suo errore e noi non abbiamo messo in atto la “correzione evangelica”. Ammonire il fratello è dovere di carità. Qualunque sia lo sbaglio, rimane sempre un fratello da riportare alla comunione d’amore: “Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,19-20). La correzione va fatta con delicatezza ed equilibrio: bisogna avere la pace del cuore e trovare le parole giuste per arrivare al cuore del fratello: “Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). Il silenzio, poi, da solo non basta; se lo si pratica, deve essere unito alla preghiera per il fratello, chiedendo a Dio di illuminare il suo cuore con la luce della verità: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom 12,21). La mormorazione non serve a nulla: “Guardatevi da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima” (Sap 1,11). Il risentimento non dà pace né al nostro cuore, che si tormenta inutilmente per il male ricevuto, né al fratello che rimarrà senza correzione: “Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati” (Sir 27,30; 28,2). In ogni caso, la correzione va fatta con delicatezza ed equilibrio: bisogna avere la pace del cuore e trovare le parole giuste per arrivare al cuore del fratello.

lettura esistenziale

correzione-fraterna-300x188 Correzione fraterna“Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello” (Mt 18, 15). L’amore fraterno comporta un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono. Questo modo di agire si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello. Commenta Sant’Agostino: “Colui che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? Tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuto, non la ferita di un tuo fratello”. E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa. Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio. Un altro frutto della carità nella comunità è la preghiera concorde. Dice Gesù: “Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 19-20). La preghiera personale è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore.