di Fra Federico Capo – Dalle spalle potrebbe avere sei o sette anni, magliettina gialla, lunga fin sotto le ginocchia e grida insieme agli altri suoi compagni di gioco parole che a noi risultano incomprensibili, ma ne capiamo il senso. Dall’altra parte della strada i papà, con i quali avevano giocato fino a pochi minuti prima si allontanano per ritornare alla loro cella a testa bassa e fra loro ed i figli, gli agenti di custodia, che sembrano partecipare emotivamente e silenziosamente alla sofferenza di questa scena di distacco, straziante.
È uno dei ricordi più intensi che porto gelosamente con me a seguito della giornata di Mercoledì 14 Giugno, giornata di riunione tra i figli dei detenuti ed i loro genitori.
Com’è passata in fretta la mattinata… fra abbracci, corse nel campetto di calcio della casa circondariale, dolci parole fra genitori e figli che hanno desiderato tanto rincontrarsi per passare un momento di gioco normale, al di là delle loro celle, per riaffermare un diritto che prima di tutto appartiene ai bambini: quello di poter passare dei momenti spensierati e di gioco insieme al papà, anche se detenuto.
A noi frati minori onorati di prestare questo servizio, così come alla direttrice, agli agenti ed educatori, ci è sembrato un momento splendido di umanità…troppo spesso sacrificata in questi ambienti.
I gesti sportivi dei padri verso i figli, le attenzioni delle madri al far si che questi passassero quanto più tempo possibile con i padri, le bevande consumate con gusto dopo una partita giocata con passione, ci hanno commosso e mi hanno fatto sorgere la speranza che attraverso questi piccoli ma grandi gesti di umanità si possono trasmettere i valori di solidarietà e di compartecipazione alle sofferenze di chi ha sbagliato. Momenti rari e “divini” perché possono aprirci a riconoscere quell’amore che sempre perdona, quell’amore che in cui il giudizio si ammanta di misericordia…