• 22 Novembre 2024 10:08

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Visitazione della B.V. Maria

Letture: Sof 3,14-18; Is 1; Lc 1,39-56

Riflessione biblica

“Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1,39-56). Tre dettagli mi colpiscono. “Maria si alzò e andò in fretta”: l’amore non ammette ritardi né pigrizia: “Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, condividete le necessità dei santi” (Rom 12,11.13). Di più: “Non siate pigri, ma imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse” (Ebr 6,12). “Beata colei che ha creduto”: l’amore presuppone la fede in Dio che opera prodigi inaspettati e meravigliosi, che ci riempiono di gioia e di speranza nello Spirito: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Il Magnificat è la risposta pronta ed immediata di Maria al progetto di Dio, elevazione della sua anima che la rende accogliente e pronta a collaborare con Dio. La sua risposta d’amore è disponibilità, umile servizio di salvezza, a cui Dio l’ha chiamata: “Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,47-48), rendendola portatrice “di misericordia di generazione in generazione” (Lc 1,50). “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (Lc 1,42): esulta Elisabetta nello Spirito e proclama profeticamente Maria benedetta, perché in lei Dio ha manifestato la sua benevolenza per tutti gli uomini e la pienezza della sua grazia verso tutti coloro che credono e si affidano totalmente a lui. “Benedetto il frutto del tuo grembo!”: Gesù è grazia e benedizione per chi crede e Maria ci invita a lodare Dio per il suo amore per gli uomini: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

Lettura esistenziale

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1, 39). Le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano sollecitudine sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Maria entra nella casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il Figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra attesa, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia Salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce, in Maria, la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia. Ella apre il nostro cuore alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua Parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio.