Commento di Fra Marcello Buscemi
“Nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, là posero Gesù” (Gv19,41-42). Il silenzio del sepolcro genera il silenzio della liturgia. Tace il Signore nel grembo della terra: umile chicco di grano, caduto in terra, morto per produrre molto frutto (Gv 12,24). Tace il Signore: il suo silenzio ci fa riflettere sulla nostra identità cristiana e ci scuote nell’intimo: “Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Tutto tace, ma non il cuore, che medita: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1Cor 15,3-4). È il Kerigma fondamentale della fede: l’annuncio essenziale che ci costituisce credenti in Cristo, morto, sepolto e risuscitato per la nostra salvezza. Siamo stati “immersi nella morte di Cristo”, “siamo stati sepolti con Cristo”: immagine di una morte totale e definitiva al peccato, per vivere nella giustizia e santità di Dio: “Liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna” (Rom 6,18). Dal sepolcro di Cristo sorge la vita nuova nello Spirito. Nasce la nuova creatura: “Siamo stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio”. Così, il sepolcro di Cristo è il punto di partenza della vita nuova, del cammino nello Spirito di Dio, che tutto rinnova. Condotti dallo Spirito, la nostra esistenza umana è “vita per Dio”, “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è il nostro culto spirituale” (Rom 12,1). Abbandoniamo radicalmente l’uomo vecchio, sepolto con Cristo nel sepolcro, e “rivestiamo l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità”