• 22 Novembre 2024 19:54

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

“Nel 2016 gli accoliti di Sebastiano Bontempo intercettati dicevano: Ci vorrebbero cinque colpi per farla finita con Antoci. Bene oggi io vivo grazie alla mia scorta, lui in carcere per i prossimi 20 anni”. Così Giuseppe Antoci ex presidente del Parco e attuale presidente onorario della Fondazione Caponnetto, scampato a un agguato nel 2016, sulla sentenza con rito abbreviato della maxi inchiesta Nebrodi della Dda di Messina. “Il primo passo è fatto – afferma Antoci – condanne esemplari. Quelle che si meritano per aver tenuto in ostaggio un territorio, mortificandolo, derubandolo e facendolo regredire. Quei fondi dovevano andare agli allevatori e agricoltori perbene e non ai mafiosi. Questo primo passo fa ben sperare per il prosieguo del Maxiprocesso. Io sarò qui ad attendere. Questa vicenda ha stravolto la mia vita e quella della mia famiglia – ancora Antoci.

“Abbiamo colpito con un’azione senza precedenti la mafia dei terreni – aggiunge Antoci – ricca, potente e violenta, ed è per questo che quella notte volevano fermarmi. Volevano bloccare l’idea di una legge nazionale e dunque tutto quello che sta accadendo oggi. Ma io adesso, grazie alla mia scorta della Polizia di Stato, sono ancora qui e vedo loro alla sbarra e quel sistema mafioso andato in frantumi grazie all’eccellente lavoro svolto dalla Dda della Procura di Messina, dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di finanza. Mi sembra un buon osservatorio dal quale attendere le altre condanne”.