• 22 Novembre 2024 9:02

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Liberazione pescatori di Mazara: quell’esperienza è servita per discutere di sicurezza?

17 dicembre 2020 – 17 dicembre 2022: a due anni dalla liberazione dei diciotto pescatori di Mazara del Vallo, ingiustamente sequestrati da un manipolo di libici ai comandi del generale Haftar, il ricordo degli oltre cento giorni di prigionia in Libia è ancora vivo nelle menti di tutti coloro che a vario titolo hanno vissuto questa esperienza. Un’esperienza che, fortunatamente, si è archiviata in maniera positiva per l’impegno profuso da più parti, ma che non può e non deve essere cancellata perché deve servire da monito per il futuro.

peschereccio-1-300x180 Liberazione pescatori di Mazara: quell’esperienza è servita per discutere di sicurezza?I mesi di prigionia, senza avere certezza sulle condizioni di salute dei nostri fratelli ingiustamente detenuti in Africa, le emozioni nel vedere la città di Mazara del Vallo stringersi intorno ai familiari dei sequestrati, i tanti momenti di solidarietà organizzati dalla Diocesi, in quel momento guidata da monsignor Domenico Mogavero, e dai sindacati, e poi finalmente l’emozione più bella, la notizia della liberazione dei pescatori e finalmente il loro ritorno in Sicilia. Ricorderemo indelebilmente quei giorni e quell’esperienza drammatica che ha segnato tutti per sempre. A distanza di tanto tempo purtroppo una cosa colpisce, ed è il continuare a registrare il silenzio assordante della politica rispetto ai temi e alle problematiche, ormai ataviche, dei lavoratori del mar Mediterraneo; in questo bacino così grande e complesso è necessario riprendere il cammino della pacifica convivenza, dei rapporti con i Paesi riveriaschi, per un lavoro sicuro e dignitoso. Ecco, i temi caldi sono proprio questi: sicurezza e dignità.

Ormai da diverso tempo, la marineria siciliana, che opera nelle acque del Mediterraneo meridionale, si trova spesso esposta all’ostilità dei navigli libici. E non sono neppure mancati episodi nei quali i pescherecci siciliani sono stati oggetto di sequestro dalle autorità libiche. Per le istituzioni la guerra del pescato nel Mediterraneo è silenziosa e invisibile anche perché il mestiere di pescatore è scarsamente considerato, nonostante egli porti quotidianamente il pesce sulle nostre tavole. Ancora oggi, infatti, il pescatore è un lavoratore privo di un ammortizzatore sociale stabile, dello status di lavoro usurante e persino di tabelle aggiornate delle malattie professionali. I governi, insomma, non hanno fatto granché per riconoscere alla categoria garanzie e diritti che le altre categorie possiedono da svariati decenni. Così il pescatore è costretto a lavorare fino a una certa età, corre il rischio di ammalarsi e di non vedersi riconosciuta la denuncia di malattia professionale, se non lavora per motivi indipendenti dalla propria volontà non ha diritto ad alcuna tutela assistenziale. Quando sta in mare, non solo deve convivere con i tanti pericoli del suo mestiere, ma deve sperare di non incappare nelle motovedette libiche che li sequestrano adducendo motivi del tutto privi di senso.

Il sindacato a tal proposito non si stancherà mai di portare avanti tutte le iniziative necessarie per la tutela dei pescatori; sarà sempre in prima linea a livello locale, regionale e nazionale per sostenere i lavoratori del mare e per non permettere che i riflettori su questioni tanto importanti vengano spenti. Un abbraccio affettuoso, infine, ai nostri 18 eroi! Un sentito grazie a tutti coloro che hanno contribuito in quei 108 giorni a tenere sempre viva la speranza della liberazione, in particolare al Vescovo (oggi emerito) monsignor Domenico Mogavero, che ci ha guidato con autorevolezza e vicinanza costante in ogni momento di quei giorni!

(Fonte Diocesimazara – Condividere)

Giovanni Di Dia e Tommaso Macaddino 
Segretario Flai Cgil Trapani e Segretario generale Uil Trapani