Commenti di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Letture: At 6,1-7 Sal 32 Gv 6,16-21
Commento Biblico
“Videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura”. Nella vita spirituale, è essenziale “vedere Gesù”, altrimenti il “mare della vita” diviene burrascoso e carico di pericoli per la nostra fede. Tale simbolismo del “mare in tempesta”, che fa paura, e l’inter-vento risolutore di Dio si trova espresso bene nel Sal 107,23-28: “Alcuni, che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo: un vento burrascoso fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo. Nell’angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce”.
Senza Gesù, il mare della vita diviene buio, i venti delle dicerie, dei giudizi e dei pregiudizi sconvolgono l’anima, e il cuore si turba. Vediamo tutto nero: “Soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” (1Cor 4,11-13). Ma Gesù cammina vicino a noi: “Sono io, non abbiate paura!”.
Con Gesù, in tutte le difficoltà, noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Di più: sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom 8,37-39). Prendiamo Gesù sulla nostra “barca”, sia quella personale (il nostro vivere quotidiano) che comunitaria (la vita nella Chiesa), allora è vero che “portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, ma perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale” (2Cor 4,10-11).
Ecco lo scopo della nostra vita di fede: prendere Gesù sulla barca, e allora “la barca subito toccherà la riva alla quale siamo diretti” (Gv 6,21).
Lettura esistenziale
Siamo tutti sulla stessa barca, piena di questo pane, simbolo della vita ed in questo dono del pane Dio ormai è sempre presente, non dobbiamo dimenticarlo più , ci ha uniti nell’amore e ci fa vivere come ha fatto Gesù, da figli e fratelli. Abbiamo tutti il pane, la vita, però non riusciamo a mangiarlo, perché siamo colti da paure, agitazioni, burrasche, instabilità, caos, siamo come sospesi, in questa traversata, per arrivare all’altra sponda. È la precarietà della nostra esistenza che si muove nella notte, mossa dal desiderio di arrivare da qualche parte, ma c’è il vento contrario, sopra l’abisso che minaccia di risucchiarci per portarci a fondo. E’ il vento che circola tra noi quando ci affidiamo ad altro, allo spirito di morte che ci domina, smettiamo di fidarci di Dio e sulla barca non mangiamo questo pane, convinti di essere abbandonati. Gesù invece è sempre con noi , ma quando vediamo solo le nostre ansie, le nostre frustrazioni , i nostri fallimenti, non ce ne accorgiamo, proiettiamo le nostre paure e non riconosciamo la presenza di Gesù. La realtà, la vita è buona, è presenza di Dio, bisogna imparare come viverla, prendendola, rendendo grazie e condividendo per raggiungere la terra, vincere la morte e camminare sulle acque. Anche noi dobbiamo imparare a camminare come lui, camminando da figli, con la fiducia in Dio , l’amore verso le sorelle ed i fratelli. Si, la prima tentazione è pensare che Gesù è un fantasma e che per noi è impossibile camminare sulle acque, che tutto è assurdo, irreale, ma proprio davanti a queste tentazioni , ascoltiamo Gesù che ci ripete “Non abbiate paura!” e sentiamo subito che Dio è amore e non può accaderci nulla di male, ci raggiunge in tanti modi. Il cambiamento avviene in noi , quando capiamo il valore del pane, che è presenza stessa di Dio, nell’amore fraterno, e passiamo dalla paura al coraggio, accorciamo le distanze ed arriviamo subito all’altra sponda, là dove dobbiamo andare.
Possiamo ridurre tutto a vita , pane da mangiare e da consumare, non capire il significato della vita e del pane , ma aprendo il nostro cuore noi possiamo celebrare l’Eucaristia e capire lo Spirito del pane che Gesù ci ha mostrato, che rende grazie vedendo ogni pane come dono, come segno d’amore, da spezzare e condividere.
L’Eucaristia è la vita concreta di ogni giorno, in quel pane circola la vita, l’amore , sono i fratelli il Corpo di Cristo e per vivere di questo Spirito dobbiamo accoglierli e donarci, perché lui ormai è risorto ed è presente nell’amore fraterno. Impariamo , ogni giorno un po’ di più, a vivere con lo Spirito del figlio e del fratello, che realizza l’amore, presenza di Dio, così possiamo compiere questa traversata, il miracolo della vita.